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A Eboli si ferma il calcio, non i calcioni

da Eboli

Per fortuna domenica a Eboli doveva essere una festa, con il gemellaggio tra le rispettive tifoserie, perché Ebolitana-Cosenza, partita di serie D, è durata meno di un minuto, 46 secondi per l’esattezza, sospesa per sassaiole, incidenti e feriti tra le forze dell'ordine. Il tutto preceduto ore prima da scaramucce tipo teppisti cosentini che entrano in un bar, bevono dei caffè e uscendo rompono una fioriera e due sedie. Altri, ubriachi, sono stati allontanati da un locale vicino alla stazione e poi allo stadio un’auto avrebbe investito per sbaglio un ospite, incidente di poco conto in altre situazioni. Non domenica.
Al fischio d’inizio un giovane scavalca la rete di recinzione del settore riservato ai 300 tifosi cosentini, entra in campo e sferra un calcione al portiere della Ebolitana, dileguandosi in gran fretta e andando a guadagnare l'anonimato sugli spalti. Alle invettive dei tifosi locali, segue una fitta sassaiola. L'arbitro sospende la partita e la rabbia si tramuta in violenza che si trasferisce all'esterno dello stadio intitolato alla memoria del brasiliano Dirceu che chiuse lì la carriera. Ne fanno le spese sette carabinieri, che riescono ad evitare il contatto fra le opposte fazioni.
Bilancio pesante: 3 persone arrestate, una quarta ricercata, più di 250 quelle individuate e denunciate grazie alle immagini visionate fino a questo pomeriggio dagli investigatori e poi sette carabinieri costretti a far ricorso a cure in ospedale.
Il giorno dopo, in una Eboli dove la squadra è di proprietà dei tifosi, non si è parlato d’altro. Non se ne capisce il motivo, viste anche le premesse. Agli agenti è andata la solidarietà del sindaco, Martino Melchionda: «Pur se in numero esiguo hanno contrastato la violenza esplosa fra le tifoserie. Una violenza di pochi, che nulla hanno a che vedere con Cosenza, città di antiche e solide tradizioni democratiche, cui vanno i sensi della mia stima e della mia fiducia.

Chi è teppista lo è indipendentemente dalla città di provenienza».

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