Un anno fa Unicredit capitalizzava in Borsa poco più di una dozzina di miliardi di euro. Il calo era stato imponente e inesorabile, ed era andato parallelo con tutto il mercato e, soprattutto, con le banche, che in quel momento sembravano i soggetti più esposti alla crisi. In quei giorni - il 4 marzo, per la precisione - lamministratore delegato del gruppo, Alessandro Profumo, affermò che i crediti vantati nellEst Europa - dove molti Paesi sembravano in bilico - erano pari a 75 miliardi di euro, 6 volte il valore dellintero gruppo. Su un ammontare complessivo di 610 miliardi. Per molti, i conti non tornavano.
A un anno di distanza, si può dire che la visione di tanti analisti preoccupati dalla quadratura di quei numeri, hanno avuto torto. Nessun Paese dellEst Europa è andato in default, nessuna banca italiana, né grande né piccola, è andata gambe allaria, cosa accaduta invece in mezzo mondo. Non si sono viste file di correntisti, agli sportelli, pronti a riscuotere i propri depositi. Non si è dovuto far ricorso alle garanzie statali di cui, in quel momento, tanto si parlava per cercare di tranquillizzare animi tesi.
E a un anno di distanza, il titolo Unicredit è quello che ha segnato il record del recupero. Il 9 marzo 2009 - il giorno in cui Piazza Affari toccò il fondo - valeva (rettificato) 0,59 euro. Nulla. Venerdì scorso quotava 2,01, con un incremento in 12 mesi del 239,26%. Più che triplicato. Chi avesse investito 10mila euro, oggi ne avrebbe 33.900. Occorreva, certo, una buona dose di coraggio e di sangue freddo, considerato il contesto emotivo nel quale si ragionava lo scorso anno.
In un anno Piazza Affari, toccato il fondo, ha dato un bel colpo di reni procurando ampie soddisfazioni in chi ha avuto più fiducia. Un anno fa si parlava di crollo del capitalismo. Oggi, casomai, si deve criticare il fatto che tante distorsioni del capitalismo non si siano modificate: ma il catastrofismo di allora, almeno in Borsa, ci appare quasi uningenuità.
Lindice principale di Piazza Affari, il FtseMib, in un anno ha registrato un progresso del 76%. Certo, i valori non hanno raggiunto i massimi del 2007, al culmine di un recupero che datava dal 2003: ma il ragionamento di oggi - a un anno esatto dallaver toccato il fondo - è un altro. Chi ha creduto nella Borsa, nelleconomia, nel sistema italiano nel marzo 2009, oggi è stato ampiamente ricompensato. Specie se ha scelto il titolo giusto, ovviamente. Facciamo allora qualche esempio. Se Unicredit, la regina di questi 12 mesi, ha messo a segno un recupero del 239%, altre azioni sono state molto generose: unaltra Banca, il Credem, segna più 197%. Un titolo industriale come Pirelli ha guadagnato il 178%, Autogrill - la catena commerciale estesa in autostrade, aeroporti e stazioni di tutto il mondo, che quindi non ha potuto non risentire della gelata dei consumi - ha fatto un progresso del 178%. Colossi come Eni ed Enel hanno segnato aumenti rispettivamente del 38% e del 40%, Generali più 73%, una società leader nel largo consumo come Campari, più 93%. Negativi, tra i primi 50 titoli più capitalizzati della Borsa italiana, due soltanto: Acea (meno 7%) e Saras (meno 6%). Si potrà obiettare: più erano sprofondati, più sono risaliti.
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