Cronaca locale

"Ecco cosa resterà nell’area Expo dopo il 2015"

Referendum su internet. L’ad Stanca invita a presentare le proposte: la consultazione entro la settimana del Salone del mobile. Tra le ipotesi più quotate ci sono la città del gusto, dell’innovazione e il nuovo polo della giustizia

«Se i milanesi vogliono proporre di costruire Disneyland a Milano, perché no?». Lucio Stanca, amministratore delegato e vicepresidente della società di gestione dell’Expo, è convinto che consultare i cittadini su ciò che resterà dopo il 2015 sia la strada migliore per ricostruire il consenso dopo un anno di polemiche: «È la prima domanda da porsi e da porre: che facciamo dopo aver chiuso i battenti?». La società è al lavoro sul “referendum consultivo” che chiederà ai milanesi di dire che cosa vorrebbero che restasse dopo i sei mesi di evento. L’obiettivo è presentare le proposte a breve, se possibile durante il Salone del mobile che si svolgerà alla Fiera di Rho-Pero tra il 22 e il 27 aprile.
La consultazione avverrà via internet, sul sito dell’Expo, presso i totem del Comune e ai gazebo allestiti per l’occasione. Saranno presentate tre proposte, affiancate da una quarta che rimarrà vuota perché i cittadini possano proporre liberamente, magari una nuova Gardaland alle porte di Milano. Le tre ipotesi in campo sono la Città del gusto con l’Ortomercato, la Città dell’Innovazione con l’Agenzia recentemente assegnata a Milano e ancora in cerca di una sede, e la Città della giustizia.
«La consultazione è un valore aggiunto, anche se non si tratta di un referendum perché la scelta dovrà tenere conto di condizioni tecniche ed economiche. La decisione finale spetta al sindaco e al Comune», illustra Stanca.
Letizia Moratti immagina una sede Expo piena di contenuti: «Abbiamo parlato da sempre di consultare la città su che cosa lasciare dopo il 2015. È un sito di 110 ettari, metà dei quali a verde. È necessario che siano presentati progetti finanziariamente sostenibili, con opere di carattere sociale e culturale». I progetti in lizza attualmente sono tre. Il più legato al tema dell’Expo («Nutrire il pianeta. Energia per la vita») e al dossier di candidatura, è la Città del gusto, che prevederebbe anche lo spostamento sul sito Expo dell’Ortomercato e di tutte le attività legate allo studio e al training di chi lavora nel settore. «Sarebbe simile a quanto accaduto a Les Halles, a Parigi, dove si tenevano i Mercati generali che sono stati poi trasferiti», osserva Stanca. Nella Città del Gusto troverebbero spazio anche ristoranti e negozi di prodotti tipici.
Ma c’è anche una seconda ipotesi di grande attualità, ovvero che l’area Expo sia trasformata in una Città della tecnologia e della conoscenza, ospitando l’Agenzia dell’innovazione recentemente assegnata a Milano e ancora senza sede, nell’ambito della nascita di un parco tematico. Infine, terza ipotesi è la Città della giustizia, che dovrà nascere dal trasferimento del Tribunale e di San Vittore, ma sono già a uno stadio abbastanza avanzato i lavori per realizzarla nell’area di Porto di Mare.
Intanto continuano le polemiche politiche. A sollevarle è Filippo Penati, che ha addossato alla Moratti la responsabilità di un anno di ritardi. Polemica la risposta del sindaco: «Ah sì? E lui dove stava? Non so e non vedo dove abbiamo perso tempo, siamo andati avanti su tre direttrici e cioè le infrastrutture, gli accordi internazionali e quelli con le città.

Lascio le valutazioni ai cittadini».

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