(...) «Lì, i cittadini rumeni sarebbero obbligati a fornire le loro generalità - dice Marta Vincenzi, che ieri ha spiegato il suo piano al consiglio comunale - e, a quel punto potrebbe essere più facile controllare la loro presenza in città per i soli tre mesi consentiti dalla legge a qualsiasi cittadino comunitario». I campi regolari di Bolzaneto e Molassana ospitano da anni famiglie che ormai, a detta della sindaco, si sono inserite nella nostra società. «Non sono più situazioni a rischio - osserva -. Pertanto, si dovrebbero riutilizzare quegli spazi, una volta liberati, per le situazioni veramente di emergenza». E gli attuali abitanti? Niente case popolari, intima la sindaco. Questa volta, no. Ancora meglio: lei, supportata dai suoi assessori, sta vagliando una lista di immobili ormai dismessi, che potrebbero essere messi a norma dal Comune, a spese dello stesso, da destinare agli attuali abitanti dei campi.
Secondo alcune indiscrezioni, via dei Laminatoi nel quartiere di Cornigliano, potrebbe essere la destinazione finale dei rom. «Non è esattamente così - puntualizza la Vincenzi - stiamo vagliando una lunga lista di proprietà inutilizzate, come Via dei Laminatoi, che è della Sviluppo Genova. Ma non si tratta solo di immobili a Ponente e a Cornigliano: ce n'è per tutta la città». Tutti stabili, ha voluto precisare la sindaco, che si trovano in zone destinate a grandi cambiamenti strutturali: nel giro di pochi anni, saranno in ogni caso demoliti. Quindi: appartamenti a norma, ristrutturati da Tursi, chiavi in mano. E che, tempo dieci anni, saranno rasi al suolo. Osserva Alessio Piana, Lega Nord: «Non si riesce tra l'altro a capire la grande differenza che corre tra degli immobili a norma e degli appartamenti regolari». E in barba alle lunghe graduatorie per ottenere una casa . «Si studia come creare nuovi alloggi per i rom - dice Franco De Benedictis, Lista Biasotti -, quando ci sono famiglie genovesi che da anni aspettano un tetto sotto il quale vivere». Mentre Guido Grillo, Forza Italia, fa notare che il problema si sta semplicemente spostando da una parte all'altra della città, Gianni Bernabò Brea, La Destra, punta il dito contro la «solidarietà penosa» della giunta Vincenzi. Se tutta la minoranza protesta, non mancano neppure screzi all'interno della maggioranza stessa. «Va bene l'accoglienza - ammette Salvatore Lecce, Ulivo -, ma tutto ha un limite, anche la pazienza dei cittadini. Ci vogliono, come si suol dire, pugno di ferro e guanto di velluto, altrimenti rischiamo di perdere il controllo». Da parte sua, Marta, ribatte che se possono rappresentare un'emergenza le strutture occupate della ex Mira Lanza, a Rivarolo (dove per ora sembrano essere domiciliati più di 300 rumeni), non lo sono invece gruppi più ristretti di persone, magari «spalmate» su tutta la città. «Sarebbe comunque una risposta di accoglienza transitoria, in attesa che anche loro contribuiscano alla nostra economia, pagando un affitto». E, prosegue: «Quindici, venti persone non sono un problema per nessuno. E se qualcuno lo considera un problema, questa amministrazione no».
«Ma trovare una soluzione - tuona Giuseppe Murolo, An -, non vuol dire ribaltare tutto sulle spalle dei nostri concittadini». Si tratta, comunque, di un progetto sommario, ancora alla fase embrionale. «Siamo all'avvio di una valutazione - conferma il sindaco -. Nel frattempo continueremo gli sgomberi e le demolizioni, ben sapendo che non è così che si risolvono queste questioni».
Alla fine, tutti tranquilli: si tirano le - solite - somme: «Siamo all'inizio di un percorso, non alla fine - conclude Marta Vincenzi -. Formuliamo bene una proposta e poi discutiamone con la città, con le municipalità e con i cittadini».
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