Ecco la firma di Gaucci sulla schedina vincente

Autogol della Tulliani: il tagliando milionario esibito dai suoi legali è siglato dall’ex presidente del Perugia. Ora è guerra di perizie. Gaucci conferma tutto: "Visto? L'ho giocata io"

Ecco la firma di Gaucci sulla schedina vincente

Che diavolo ci fa la firma, anzi la sigla, di Luciano Gaucci sulla schedina miliardaria del Superenalotto che la signorina Elisabetta Tulliani dice d’aver riempito da sola, giocato da sola, riscosso da sola? Com’è possibile che l’autografo dell’ex presidente del Perugia Calcio compaia, in basso a sinistra, sulla prova regina che la compagna di Gianfranco Fini ha prodotto in tribunale e ai giornalisti per giustificare il gruzzolo iniziale col quale poi acquistò svariati immobili, compresi quelli che Gaucci reclama come suoi? Con malcelato e finto stupore se lo domandano i legali di Lucianone alla vista dei documenti (la fotocopia della matrice del biglietto miliardario allegata a una distinta di versamento del 5 maggio 1998 controfirmata Elisabetta Tulliani) esibiti dagli avvocati di Ely, Carlo Guglielmo e Adriano Izzo e Michele Giordano, a dimostrazione delle «prove incontestabili» a vantaggio della cliente.

Se lo chiedono perché, a loro dire, i conti su quella vincita da oltre 2 miliardi ora non tornano davvero più, specie dopo le testimonianze del tabaccaio, della segretaria, del geometra del gruppo, dei figli, di tutti i «testimoni» della giocata fortunata. La prova regina di Elisabetta rischia così di trasformarsi nella prova regina di Luciano Gaucci che al Giornale, giusto ieri, aveva anticipato novità in arrivo proprio sulla schedina: «Io me lo ricordavo che avevo firmato qualcosa – ha confidato a persone a lui vicine - ma non ricordavo cosa, se la schedina, la matrice, la distinta. Ho detto ai miei avvocati Alessandro Sammarco e Francesco Giuseppe Catullo di controllare e loro hanno trovato una sigla “familiare” sulla schedina che gli avvocati di Elisabetta hanno mostrato ai giornalisti. Dopodiché l’hanno confrontata con quella apposta su vecchi atti giudiziari. Poi, su incarico del perito, mi hanno chiesto di fare alcune firme e alcune sigle su un foglio bianco che ho provveduto a faxare: sono rimasti a bocca aperta. Avevano davanti la prova che quella era la mia firma. La prova che l’ho giocata io quella schedina».

Un immediato riscontro Gaucci lo avrebbe trovato in un primo, parziale, report che il perito grafico avrebbe rilasciato agli avvocati laddove si confermerebbe la natura e i tratti caratteristici della grafia dell’imprenditore romano impressi sulla schedina contesa. «Ovviamente per trarre delle conclusioni certe e definitive da sottoporre all’attenzione dell’autorità giudiziaria – spiegano gli avvocati Sammarco e Catullo – occorrerà aspettare la relazione completa degli specialisti a cui ci siamo rivolti. Le prime indicazioni, però, appaiono sorprendenti».

Nonostante Gaucci canti già vittoria, la cautela è d’obbligo. Qualora venisse confermato che quella firma in calce alla schedina appartiene effettivamente all’ex presidente del Perugia, si aprirebbe una partita processuale dagli esiti incerti. Perché a quel punto Gaucci pretenderebbe dai pm umbri (che gli hanno fatto le pulci nell’inchiesta sul crack del Perugia) un’indagine altrettanto approfondita sui conti di Elisabetta per appurare l’origine di quella vincita dichiarata dalla compagna di Fini che non corrisponde alla cifra effettivamente erogata dalla Sisal.

La sigla sulla schedina (che in genere richiede la banca, non la Sisal) secondo Gaucci rafforzerebbe la tesi opposta a quella dell’avvocato Izzo, che al Giornale ha dichiarato: «La schedina è stato il tormentone dell’estate, ma per noi è tutto comprovato e non è neanche più contestabile perché sono passati 10 anni e i diritti sono prescritti. La schedina è come un titolo al portatore, e all’incasso l’ha portata Elisabetta. Questo è certo».
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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