Politica

Ecco i nomi degli italiani spiati illegalmente

Nei dossier in mano ai pm milanesi anche riscontri su conti bancari, patrimoni e spese quotidiane

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Vittime di pedinamenti, intercettazioni telefoniche illegali, appostamenti. Con la vita privata svuotata, passata al setaccio. Controlli sui precedenti penali, sulle proprietà immobiliari, sulle patenti, sulle spese, sui conti correnti, sui soggiorni in albergo. Sulle spese di ogni giorno. Ovunque. Si tratta di migliaia di persone che per motivi tutti da accertare sono finiti nella rete delle indagini illegali compiute da forze dell’ordine infedeli pagati dall’agenzia di investigazioni Polis d’Istinto finanziata da Telecom e Pirelli. Un esercito di migliaia di persone che lievita giorno dopo giorno. Nell’archivio segreto della Polis d’Istinto, custodito nelle stanze del consolato del Ghana, sono state rinvenute almeno 100mila «pratiche celesti». Le chiamavano così. Ma di celeste non c’era nulla se non il colore della copertina rigida. All’interno notizie, dati, report su ignari cittadini. Senza saperlo hanno subito verifiche illegittime, intrusioni non autorizzate nella vita privata. Un mercimonio di «dati sensibili» senza precedenti.
I giudici di Milano si sono chiesti come avvertire un domani, terminate le indagini, tutte queste migliaia di parti offese e quindi lese distribuite in ogni angolo del Paese. Avvertirli per dare loro la possibilità di chiedere i danni a chi senza titolo li ha spiati. Magari in tribunale decideranno di acquistare pagine sui quotidiani, magari cercheranno di identificare ad uno ad uno questi malcapitati e avvisarli della possibilità di partecipare ai processi contro spioni privati e chi li pagava. Gli elenchi che pubblichiamo sono quindi parziali, come il giudice Paola Belsito li indica nella sua ordinanza di custodia cautelare. Nei capi d’imputazione delle 21 persone arrestate per diversi reati, come associazione a delinquere, appropriazione indebita e corruzione mercoledì scorso.
I dossier in mano agli inquirenti raccontano opache storie di indagini tanto clandestine quante accurate che si spingevano ai «controlli sul territorio», alle «qualità morali» del soggetto individuato. Con fotografie e dettagli della vita privata che devono invece rimanere nella sfera privata dell’individuo. Quando poi gli autori si sentono scoperti caricano parte della documentazione su un furgone, raggiungono una cava a Lonate Pozzolo, vicino a Malpensa, per scaricare la documentazione scottante e darle fuoco. Ma le tracce rimangono. Come quelle nelle banche dati. Come quelle dell’archivio segreto.

Da qui i primi elenchi riportati nell’ordinanza di custodia cautelare (che si trova ormai anche su internet) e che Il Giornale ha deciso di pubblicare.

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