Ecco le istruzioni per fare i futuristi anche a letto

Bando ai corteggiamenti e alle parole sdolcinate: il sesso è vissuto come conquista. Ma l’amore per la moglie fu a prova di bomba

Ecco le istruzioni per fare  i futuristi anche a letto

Marinetti conobbe Benedetta - che amerà fino al termine dei suoi giorni - nel 1919, a quarantatré anni, e si sposò a quarantasette. Fino a allora la sua vita sentimentale fu un susseguirsi di seduzioni facili e gloriose, come spetta a un creatore fascinoso. L’aspetto gradevole, il suo contegno anticonformista e la fortuna dei suoi averi gli avrebbero permesso di scegliere il meglio. Invece seppe adattarsi, mostrando anche nelle imprese amatorie l’elastica duttilità che il futurismo considerava una delle qualità dinamiche dell’uomo al passo dei tempi.

Lontano dalle fantasie dannunziane, ma anche dai sentimentalismi morbosi alla Fogazzaro, Effetì non delineò mai l’immagine di una donna ideale. Frequentò, per effimeri incontri carnali, borghesi annoiate e aristocratiche di tutta Europa desiderose di arricchire il loro carniere con chi proclamava il «disprezzo della donna»: ma non erano le sue predilette. Non risparmiò fanciulle troppo carine per essere oneste, lavoratrici di case d’appuntamento d’alto bordo e di bordelli infimi, eccentriche con aspirazioni artistiche e popolane senza pretese.

Nel loro elogio dei sensi, per i futuristi l’amore significa soprattutto conquista e amplesso. In Mafarka, Marinetti si fa beffe della morale comune affermando che «Possedere una donna non è strofinarsi contro di essa, ma penetrarla» e che «Non vi è di naturale e di importante che il coito il quale ha per scopo il futurismo della specie». \

È esemplare la sua avventura con Isadora Duncan, la celeberrima ballerina americana che Marinetti conobbe a Parigi nel 1909. Quasi coetanea, quell’anno Isadora esordì nella capitale francese e la sua «danza libera» - che finirà per influenzare anche il balletto classico - suscitò reazioni simili allo sconcerto provocato dal Manifesto. L’incontro di reciproca ammirazione fu inevitabile. Colta e affatto conformista anche lei (Isadora era madre senza essere sposata), è rimasto nella storia un loro ultimo dell’anno insieme, forse quello del 1909, forse quello del 1910. «Soli in casa mia: e io ballerò per te tutta la notte» promise invitandolo nell’antico e grandioso studio di Rodin che aveva affittato e «nebbiosamente drappeggiato di altissime tende di velluto perlaceo lilla viola fumo».

Dopo una cena a base di cibi indiani, frutta tropicale e «droghe sospette», passata la mezzanotte arriva come un fantasma meccanizzato un pianista in frac, occhialuto e striminzito, che suona agli ordini, «senza mai aprire bocca né guardarci». Nel caldo torrido che Isadora predilige, «ebbra di champagne cognac whisky», danza seminuda «come un grande oratore parla» o «come un bel fiore nella brezza primaverile». Assillati da mille desideri, «baci carezze amplesso ritorni di fiamma non bastano né a me né a lei». Effetì pretende una danza futurista - che è ancora nella sua testa, il relativo manifesto verrà nel 1917 - e suggerisce il tema: trecento lampade elettriche che abbagliano la luna. Isadora esegue: «Dopo un primo viluppo di passi sospirati e gementi la danzatrice mutatasi in motore moltiplica girando a tutta velocità le allucinanti rotondità di cento lampade elettriche in zuffa fra loro per soverchiarsi». Eccitata dalla sua stessa impresa e dall’uomo che gliel’ha suggerita, Isadora gli propone un matrimonio. Marinetti, «benché innamoratissimo», non ci pensa neppure. Ha sedotto una delle donne più desiderate al mondo e ora vuole andare nei giardini di Versailles, a vedere la prima alba dell’anno nuovo. Le parla delle «infinite libertà spirituali e quindi musicali del Golfo di Napoli».

Nel 1909, dopo il Manifesto, Effetì aveva iniziato un amore destinato a durare tre anni, con una signora celebre e a dir poco originale: Anna Jeanne Valentine Marianne Desglans de Cessiat-Vercell, che aveva assunto il più rapido pseudonimo Valentine de Saint-Point. Scrittrice, poetessa, pittrice, danzatrice, la bellissima nobildonna aveva un anno più di Marinetti e aveva dato scandalo con i romanzi Un amour e Un inceste, cui seguirà Une femme et le desir. Appassionata della tragedia greca, di Nietzsche e di Schopenhauer, aveva un senso tragico e carnale della vita.

Benché avesse scritto il Manifesto della donna futurista e quello sulla lussuria, nel 1913 Valentine de Saint-Point lasciò sia il futurismo sia Marinetti e si dette alla danza, ormai quasi quarantenne, portandovi ispirazioni futuriste. Un suo balletto ebbe successo al Metropolitan di New York, ma Valentine era già in cerca di nuove strade. Si trasferì al Cairo e si convertì all’islamismo, non per diventare una donna sottomessa, ma per prendere parte al movimento nazionalista arabo. Incontrò un’ultima volta Marinetti nel 1938, a Alessandria d’Egitto, per i festeggiamenti che la città natale dedicò al poeta. Fu fredda con l’uomo che, per lei, ormai era soltanto un fascista.
Un’altra donna, affatto comune, entrò e uscì rapidamente dalla sua vita nello stesso periodo. Margaretha Geertruida Zelle era nata in Olanda, quattro mesi prima di Marinetti. Dopo un matrimonio infelice si trasferì a Parigi, all’inizio del Novecento, esibendosi in locali tutt’altro che raffinati, in danze dal sapore orientale e dalla forte carica erotica che la resero presto celebre. Nota in tutta Europa con il nome Mata Hari e sempre in cerca di amicizie altolocate, volle incontrare Effetì, a Milano. Marinetti non lo poteva sapere, ma forse era già una spia che usava, anche, «le sue spiritose caviglie parlanti» per ottenere le confidenze di alti ufficiali francesi, a uso della Germania. Sarà fucilata in Francia all’alba del 15 ottobre 1917. \
Mata Hari si presentò in corso Venezia \ senza il corredo dei sette veli necessario per eseguire la «Danza del Fiore», e risolse il problema con la massima semplicità: «Danza nuda lieta di essere valutata da questi futuristi straricchi di forza creatrice». Si offre senza musica, sui tappeti che abbondano in tutta la casa: «È un tattilismo di carne seta velluto cespugli solitudini tane felini sofficità asprigne che i fili di luce delle lampade di moschea palpano subdolamente vantando la delicatezza ideale dei polpacci e l’amoroso scivolo delle cosce». \

Come si seducono le donne può apparire (ma non è) una fantasia romanzata. Lo stile del Marinetti seduttore è confermato anche nei suoi Taccuini 1915-1921, non destinati alla pubblicazione e usciti soltanto nel 1987. Vi abbondano episodi che confermano le teorie: «Non posso vivere più di 1 giorno senza una donna! Sono sempre l’uomo dal coito veloce violento. Poi il sonno e il distacco» (19 aprile 1917).



Il Marinetti erotomane allegro nel 1919 penserà anche di sfruttare commercialmente una sua idea, l’«industrializzazione della forza muscolare erotica, coll’applicazione di aste di ferro con cinghie da adattarsi alla schiena del maschio copulatore in ogni camera da letto del mondo». Ma ebbe ben altro da fare, quell’anno.

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