Ecco l’Arbasino segreto che nemmeno Arbasino racconta

Alberto Arbasino compie oggi 80 anni e per l’occasione esce il secondo volume dei «Meridiani», quello coi testi più sperimentali, mentre nel primo lo scrittore ci consegna una lunga nota (auto)biografica, curata da Raffaele Manica, dove si riscontra qualche reticenza, se non il desiderio di sfuggire al ricordo di vicende non prive di pertinenza letteraria (altrove possiamo capire il «tutto il resto è privacy»).
In due righe si liquida il processo cui fu sottoposto a Voghera nel ’53, insieme al resto della redazione di Coprifuoco (pubblicazione goliardica universitaria), senza dire che il testo incriminato, non firmato, era il suo come tutti sapevano: tant’è vero che la difesa fu sostenuta dallo zio, avvocato Gino Manusardi. Nel pezzo di satira (Una persona che non dimenticherò mai), Anna Maria Alpeggiani, ex compagna di liceo, diventa Ada Maria Palpeggiani, il padre medico un ingegnere devotissimo alla moglie e quest’ultima una parvenu. È il quadretto d’una famiglia arricchita (il «divano della Rinascente»), vista da chi ha qualche antenato in più e magari tende a essere accalappiato come buon partito. L’assoluzione non sopì i malumori, volò qualche schiaffo. Coprifuoco fu la prova generale per l’avventura del Cittadino, giornale vogherese di promettenti giovani che arrivarono a formare una pionieristica giunta di centrosinistra, appesa al filo dell’astensione comunista. Arbasino collaborò, tra l’altro partecipando a un giallo a puntate e a più mani (La trappola), finché non si vide cestinare un articolo. Incaricato di scrivere il resoconto dell’inaugurazione d’un cinema parrocchiale, si presentò con una cronaca immaginaria: l’inaugurazione del Canale di Suez vista da Donna Matilde Compoferro-Sinsozzola. L’articolo riappare in un racconto giovanile, compreso nel primo volume dei «Meridiani», Appunti sull'amore nel pomeriggio, dunque qualche parola sull’episodio si poteva spendere. Né si fa menzione dei malumori che serpeggiarono dopo l’uscita di Le piccole vacanze (1957), per i riferimenti, veri o presunti, a personaggi di Voghera e per un racconto omoerotico, Giorgio contro Luciano.
Se Arbasino non esitò a lasciare il Cittadino è perché ormai si stava facendo onore a livello nazionale. Un articolo della Provincia Pavese del 16 gennaio 1964, l’anno dopo Fratelli d’Italia, riferisce il suo ritorno da Roma a Voghera «in aereo» per il funerale della madre. Benché la famiglia fosse notissima in città, il giornale presenta la donna come «madre dello scrittore».

La morte di Gina Manusardi, trovata nella vasca da bagno della casa dove gli Arbasino stavano traslocando, venne derubricata come dovuta a «collasso», ma la versione ricorrente l’ascrive al malfunzionamento dello scaldabagno di cui solo in seguito si sarebbe accorta la famiglia... Ma qui davvero «tutto il resto è privacy».

Per festeggiare l’uscita dei due «Meridiani» la Mondadori dedicherà ad Alberto Arbasino una serata al teatro Franco Parenti di Milano, lunedì 25 gennaio alle 21

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