Pietro Acquafredda
«Claudio, Daniel, Simon sono per me dei padri». Esordisce così il giovane Gustavo Dudamel 24 anni, che questa sera salirà sul podio della Cavea per lultimo concerto della stagione estiva di Santa Cecilia (in programma la Nona di Beethoven).
Claudio, Daniel, Simon - come li chiama lui - sono Claudio Abbado, Daniel Barenboim, Simon Rattle, il gotha della direzione dorchestra che veglia amorevolmente sulla formazione e la crescita di questo direttore venuto da un paese lontano, il Venezuela dove, su 22 milioni di abitanti, oltre 240mila - dunque allincirca l1%o - suonano uno strumento in una delle centinaia di orchestre giovanili e infantili del Paese, ed altri 300mila cantano in uno delle migliaia di cori. Allinizio di quel miracolo cè una gloria nazionale, il maestro Antonio Abreu, lontanissime origini italiane - suo nonno faceva di cognome Anselmi - che ha sviluppato un sistema di studio della musica in tutte le scuole - Abreu è stato anche ministro della Cultura - e ha creato orchestre per ragazzi e giovani, in ogni angolo del suo Paese. La pratica musicale ha tolto molti ragazzi dalla strada, li ha educati al gusto, alla bellezza e a socializzare con gli altri.
In una di queste orchestre cominciò la carriera di violinista, Gustavo Dudamel, e successivamente anche di direttore. Così la ricorda: «Avevo dodici anni, suonavo in unorchestra giovanile. Un giorno il direttore tardò alla prova, salii io sul podio. Quando arrivò il direttore e mi vide dirigere, decise che quel concerto lavrei diretto io, e subito dopo mi fece nominare direttore associato dellorchestra. Ma la musica ho cominciato a studiarla a quattro anni».
Da allora ne sono trascorsi appena venti e oggi Dudamel è un direttore conteso da ogni parte del mondo. È appena tornato da Salisburgo, dove ha diretto la Camerata Academica, fra qualche settimana dirigerà lorchestra del Festival di Verbier; sarà alla Scala nellottobre 2006 per il Don Giovanni di Mozart; Zubin Mehta lha invitato al prossimo Maggio Musicale Fiorentino ed anche in Israele, e Barenboim lo vuole accanto a sé, a Berlino, la prossima primavera, mentre prepara Tristano. Non è arrivato tutto troppo in fretta? Non ha paura di misurarsi con i grandi capolavori della musica?
«Ventanni passano veloci, ma sono anche un tempo giusto. Non ho mai paura di ciò che faccio ma non sono incosciente, so che devo ancora maturare, e per questo mi applico molto e studio. Ma non bisogna lasciarsi sfuggire le occasioni. Qual è il momento giusto per fare una cosa? È quando una cosa ti viene proposta. Se oggi la rifiutassi, domani potrei pentirmene. Solo Wagner può aspettare: devo prima imparare il tedesco».
Dudamel sa bene che, al primo contatto con una nuova orchestra cè sempre un po di diffidenza. I professori pensano: ma chi è questo? È troppo giovane! Poi si stabilisce un bel rapporto, quando si accorgono che nonostante la sua giovane età, sa sempre quello che vuole e come ottenerlo, anche se non conosce bene la lingua.
Gustavo parla continuamente di Daniel, Simon. Ma più di tutti, di Claudio (Abbado) che: «è davvero una persona speciale. È come un atlante universale, non ti stanchi mai di sfogliarlo».
Allora delle prove con il coro, saluta e parte in compagnia della sua giovanissima fidanzata, Eloisa, giornalista, lunica ragazza venezuelana che non suona uno strumento. Come mai? «Da piccola ho studiato danza, mi prendeva molto. Ora sono attratta anche dalla musica».
Beethoven. Sinfonia n. 9. Solisti, coro e orchestra dell'Accademia di santa Cecilia. Direttore Gustavo Dudamel. Cavea dell'Auditorium, ore 21. Biglietti da 8 a 30 euro. Informazioni: 06.80.820.58
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.