da Torino
Ritorno a casa. Walter Novellino è il nuovo allenatore del Torino, formazione con la quale ha esordito in serie A da calciatore l'ormai lontano 10 dicembre 1972 (0-0 contro il Napoli). Cresciuto nel mitico stadio Filadelfia, Novellino era stato soprannominato «Monzon», per la somiglianza con il pugile argentino: «Per me Torino significa stadio Filadelfia, una scuola dove ho imparato tantissimo». Quando arriverà sotto la Mole troverà solo qualche maceria dello stadio che fu: nel prossimo futuro l'impianto dovrebbe rinascere, ma al momento la preoccupazione dei tifosi è rivolta alla squadra che sarà. «Stiano tranquilli, i nostri progetti sono importanti», la caramella di Cairo.
Contratto biennale a 800.000 euro l'anno, più un'opzione per il terzo, trova un Toro da ricostruire, «Monzon»: squadra vecchia e con l'attacco peggiore dell'ultima serie A. Pare che dalla Sampdoria lo possa seguire Volpi, centrocampista di quantità e discreta qualità, e che il prossimo direttore generale della società Stefano Antonelli sia sulle piste di Bjelanovic (7 gol quest'anno all'Ascoli). Qualcuno sogna anche il ritorno di Lucarelli nonostante proprio ieri il presidente del Livorno Spinelli abbia annunciato la conferma del suo attaccante.
Il Toro riparte comunque dall'atteggiamento sanguigno di Novellino: scorbutico, duro, meticoloso, perfezionista fino all'eccesso, tre modelli come Ulivieri, Liedholm e Castagner. Amante delle corse nei boschi per chiarirsi le idee e decidere la formazione, maniaco dei video attraverso cui studiare gli avversari: se il Toro aveva bisogno di una scossa, ha probabilmente trovato l'uomo giusto.
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