Prima della Scala

Ecco le mosse di Pereira per restare in sella

Ha fermato i bagarini e portato più sponsor privati. Il Cda presto decide sul suo futuro

Ecco le mosse di Pereira per restare in sella

È il viennese Alexander Pereira a occupare la cabina di pilotaggio scaligera. Lo fa - dal 2014 - nel duplice ruolo di direttore artistico e sovrintendente. Il contratto scade nel 2020. Poi? Premesso che da qui al 2022 i giochi/stagioni già sono fatti (da Pereira), l'ipotesi più plausibile tra quelle emerse è l'individuazione di un nuovo sovrintendente in carica dal 2023, ma da collocarsi quanto prima al fianco del sovrintendente uscente così da programmare i cartelloni a venire. Scelta che tra l'altro consentirebbe di allineare il mandato di Pereira a quello di Chailly il cui contratto si spinge fino al 2022. Il prossimo gennaio, il Cda, che non è unanime anzi piuttosto diviso, dovrebbe arrivare a una delibera. I tempi si sono allungati poiché lo Statuto del teatro non prevedeva affiancamenti ma proprio in queste settimane si è proceduto all'inserimento della nuova clausola. Perché è molto probabile che Pereira rimanga in sella (metafora su misura di quest'uomo appassionato di ippica)?

Il manager austriaco, classe 1947, ha sgominato la banda dei bagarini, con tanto di licenziamento dei dipendenti conniventi. Medaglia al valore, poi, per aver aumentato i capitali privati. Il parco sponsor e mecenati scaligero è secondo solo a quello del Metropolitan di New York. Il bilancio 2017 chiude con un risultato positivo di 4,1 milioni di euro con ricavi complessivi per 126.495 milioni. Stato, Regione e Comune intervengono per il 32,5%, il restante 67, 5% deriva da contributi e sponsorizzazioni private (26,3%), erogazioni liberali (1,9%), biglietteria ed abbonamenti (28,3%), Camera di Commercio (2,4%), altri ricavi propri (8,6%). La Scala è un unicum in Europa dove donazioni e sponsorship per la cultura oscillano fra il 4 e il 15% al massimo. Ora la Scala è più produttiva che mai, c'è chi dice troppo, poiché quantità e qualità non sempre vanno a braccetto. «Ernani» affidato a un direttore così poco poco verdiano come Adam Fisher è stata un'occasione mancata. Era poi necessario rispolverare «Ali Babà», titolo di un Cherubini minore? Il 2018 si chiude con una prima mondiale che ha portato la Scala al centro dell'attenzione globale.

Fra le operazioni vincenti dell'era-Pereira, le energie spese per l'Accademia dei giovani e il dialogo con vari enti della città in un tentativo di far rete.

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