Ecco il partito del pugno di ferro «Se serve, la polizia usi la forza»

Il centrosinistra e Casini appoggiano il lavoro del governo. Confindustria: «Basta con i soliti mille che bloccano e incendiano tutto»

da Roma

Sulla fermezza per affrontare l’emergenza rifiuti governo e opposizione si sono trovati sulla stessa lunghezza d’onda, ma gli incidenti di Chiaiano rischiavano di rompere la sintonia. E invece la sinistra radicale si trova sola a criticare l’esecutivo per il pugno di ferro in Campania. Sola contro il partito della fermezza, che invece cresce e ingrossa le sue fila.
Dalla Sardegna Silvio Berlusconi segue le ultime vicende. Per il premier gli scontri erano «prevedibili, ma lo Stato deve andare avanti: la Campania non può morire sotto i rifiuti». Di «azioni ingiustificabili» parla il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Il ministro si sente in giornata con il premier e si tiene in stretto contatto con Gianni Letta, con Gianni De Gennaro e Guido Bertolaso. Poi ribadisce: «Il governo non è disposto a fare passi indietro». Per il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, «lo Stato deve far valere quello che è scritto nel decreto» e non ci si può arrendere alla «violenza organizzata», aggiunge il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Mentre il suo omologo al Senato, Maurizio Gasparri, accusa chi «aizza la massa». Sconti non se ne faranno a nessuno, neppure ad Alessandra Mussolini che sfila tra i manifestanti. «Chiunque solidarizzi con i violenti di Chiaiano - avverte Luigi Bobbio di An - sarà sospeso dal Pdl». Nel partito della tolleranza zero c’è anche il neopresidente di Confindustria Emma Marcegaglia: «Abbiamo popolazioni che stanno annegando nei rifiuti. Il Consiglio dei ministri apre le discariche e i soliti mille bloccano e incendiano. È venuto il momento che lo Stato riprenda il suo ruolo e sulla sicurezza e rispetto delle regole ci deve essere tolleranza zero».
Cautela è la parola d’ordine del Pd, che evita ogni attacco, appellandosi alla «responsabilità di tutti». Walter Veltroni fa autocritica, anche se accomuna nella colpa la maggioranza. «Anche ciò che è accaduto a Chiaiano ci racconta che per effetto di politiche ideologiche, sia a destra che a sinistra, non siamo riusciti a sbloccare ciò che qualcuno ha bloccato regolarmente con la logica del no».
Più decisamente l’Idv offre pieno appoggio al piano del governo e Antonio Di Pietro chiede la testa del governatore campano, Antonio Bassolino. Il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, si schiera con le forze dell’ordine e ammette: «È giusto usare, se necessario, anche il pugno duro». Spiazzata, l’opposizione extraparlamentare attacca il governo Berlusconi, ma anche il Pd che ne diventa «complice». Duri sono Pdci e Prc, mentre i verdi latitano e solo Paolo Cento dice no allo «stato di polizia». Ma che il clima sia cambiato lo dicono anche le parole del sindaco di Napoli. Alla gente che manifesta, a chi si dice disposto a «trattare» con lo Stato, Rosa Russo Iervolino risponde che «alla legge si ubbidisce e basta».
Frasi che non ammorbidiscono il giudizio di Clemente Mastella, che la giudica «il peggior sindaco di Napoli». Lui, che del governo Prodi ha fatto parte, ora ammette: «Ci vuole una svolta.

Dovevamo seguire la linea di Bertolaso, invece oggi il merito va agli altri». Poi, una stoccata all’eterno antagonista Di Pietro, uno dei «giapponesi» che chiedono le dimissioni di Bassolino, mentre Berlusconi tratta con lui perché «senza l’apporto locale non si può risolvere il problema».

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