Ecco perché i «vecchi» giornali su carta non moriranno mai

Caro Direttore,
un importante editorialista continua a ripetermi che il quotidiano il giorno dopo serve soltanto a incartare il pesce. Ebbene oggi c’è la smentita clamorosa a questa cinica e realistica affermazione. Ritaglio e conservo le pagine 26 e 27 del Giornale del 22 luglio, i pesci possono aspettare. Da leggere e rileggere sotto l’ombrellone o al rifugio Locatelli con vista sulle cime di Lavaredo: Wunderbar, esclameranno i miei amici tirolesi! Due pezzi stupendi, divertenti, colti, insomma rien-ne-va-plus, come direbbe il croupier scrupoloso. Ci metto anche il bell’articolo di Caldarola, sperando caldamente che si sbagli su tutto il fronte, anche se. E per finire l’intervista al sommo Zeffirelli, con gli artisti che vogliono fare gli artisti con i miei soldi.
Ne ho basta, scusi il piemontesismo, di scorte sbobinate e di Patria negata e di moniti collinari e di ragazzini alcolisti. Basta. Capisco l’esigenza di fornire notizie di attualità, che è la ragione per cui un quotidiano viene pubblicato, ci mancherebbe. Ma l’esausto lettore sobbalza di gioia quando gli si forniscono argomenti di riflessione meno prosaici. Siamo arrivati all’oasi, abbeverare il cammello. Come vede sono anche multietnico.
Gli articoli citati sono una boccata d’ossigeno, di civiltà, di cultura. Tra l’altro il pezzo di Abbiati mi gratifica poiché li ho letti proprio tutti i capolavori citati. No, in verità mi manca Confessioni di una Maschera. E’ grave? Devo colmare la lacuna? Mi dica. Io sono uso a ubbidir tacendo...
Conservo queste pagine e le farò leggere ai miei nipotini, tra un buon giorno signora maestra e il grembiulino lindo e ben stirato. Speriamo.
Con viva cordialità

Caro Rancati, la ringrazio della sua lettera, non solo perché ci fa i complimenti ma anche (mi scusi il veltronismo «ma anche»...) perché fa giustizia sul ruolo che ancora oggi svolge la carta stampata. Lei mette a tacere i tanti de profundis intonati sul futuro dei giornali da profeti di sventura che credono di vedere lontano e invece si fermano alla punta del loro naso. I giornali su carta oggi vendono meno rispetto ad alcuni anni fa: è vero. Ma non sono morti. Semplicemente, sono destinati a svolgere una funzione diversa. Un tempo si comprava il quotidiano per sapere che cosa è successo il giorno prima. Oggi le notizie sono in gran parte (diciamo quelle relative a fatti accaduti entro le otto di sera) già note al pubblico. La televisione e la radio aggiornano in tempo reale, e hanno molti ma molti più tg e gr di qualche anno fa. E poi c’è Internet: formidabile strumento che non solo informa sul tamburo, ma permette anche all’utente di «interagire», come si usa dire, con un semplice clic: si invia la propria opinione, si partecipa a un sondaggio e così via. Eppure, chissà come mai, i siti web più consultati per le notizie sono quelli delle testate storiche, cioè dei giornali da decenni presenti sul mercato con le edizioni di carta. E sa perché? Perché sono ritenuti più attendibili.

Ed è proprio la credibilità, unita al mai superabile gusto della lettura su carta, che ci garantirà il futuro. Certo, punteremo più sui commenti, sulle interviste e sui racconti che non sulla notizia secca. Ma ci saremo sempre, vedrà.

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