«Ecco come risaneremo la capitale»

Senatore Andrea Augello, con la presentazione del piano di rientro dal deficit la giunta Alemanno sembra entrare nella «fase due» della sua azione amministrativa. È d’accordo?
«Sicuramente le misure per il rientro dall’extradebito di 1,8 miliardi di euro ereditato dal centrosinistra costituiscono un momento importante perché permettono, dopo decenni, di fare chiarezza sullo stato dei conti del Campidoglio».
Può spiegarci meglio?
«La semplificazione della holding Comune di Roma, il riequilibrio del rapporto tra i bilanci delle partecipate e quello del Campidoglio, l’aggiornamento dell’anagrafe tributaria e lo stop a un piano di assunzioni, sono provvedimenti che oltre a risanare le casse comunali introdurranno un criterio di “sviluppo efficiente” finora assente».
A proposito delle ottantuno municipalizzate. La ristrutturazione dell’intero gruppo si annuncia piuttosto complessa...
«Molto dipenderà dalla sostituzione degli attuali consigli di amministrazione quando arriveranno a scadenza. Prima si dovrà intervenire sulle partecipate dirette, accorpando società come nel caso del comparto del trasporto pubblico (con la fusione tra Me.tro e Trambus, ndr) e razionalizzando i costi. Un’operazione che richiederà due anni. Quindi si procederà al taglio di associazioni, uffici, enti collegati con il Campidoglio».
Qualche esempio?
«Ce ne sarebbero tanti. Il primo riguarda l’Ufficio comunale per la Pace a Gerusalemme. Penso che a Roma dovremmo prendere atto che non siamo riusciti a far fare la pace a israeliani e palestinesi e che una struttura così è inutile. Il nostro obiettivo dovrà essere arrivare a una quarantina di società, la metà di quelle attuali».
Le sue dichiarazioni su un’ipotetica cabina di regia esterna alla Giunta con funzioni di supporto hanno creato qualche fibrillazione. Può spiegarci meglio?
«Il mio era un ragionamento che è stato travisato in quanto nessuno metteva in discussione l’autonomia o il ruolo dell’amministrazione. Ritengo che in un momento come questo, segnato da passaggi storici anche per Roma come la nascita del Pdl e il varo del federalismo fiscale, sia utile un’azione di collegamento tra la Giunta e la politica nazionale da realizzarsi con il contributo di elementi per anni impegnati nella Capitale».
E come si articolerebbe questo contributo? E lei sarebbe uno degli «ufficiali di collegamento»?
«Non importa chi andrà a fare cosa ma come verrà fatto. Su singole missioni, su attività di tipo inter-assessorile o di progettazione, occorre creare una cinghia di trasmissione tra dimensione locale e nazionale, sgravando così il sindaco e la sua squadra di una funzione politica che appesantirebbe quella amministrativa».
Può farci ancora degli esempi?
«Da quando abbiamo conquistato il Campidoglio, la dimensione amministrativa ha schiacciato quella politica. La Giunta non può colmare questo vuoto da sola. Così se la sinistra decide di fare della Commissione Amato (ora Marzano, ndr) un terreno di scontro nazionale, noi dobbiamo attrezzarci.

Analogamente, se l’ordinanza anti-prostituzione ha liberato le consolari romane dal mercato del sesso, spetta a noi dare il senso politico di questa svolta, fornendo un appiglio forte all’amministrazione in termini di comunicazione».
Dove si terrà la conferenza programmatica di Giunta e maggioranza del 25 e 26 ottobre prossimi?
«Davvero non lo so. Io ho cose più noiose di cui occuparmi...».

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