Ecco lo scandalo che volevano nascondere

Gian Marco Chiocci

Massimo Malpica

Prendendo in prestito un’espressione cara a Massimo D’Alema, la «scossa» è arrivata. Non era annunciata come quella della escort D’Addario, ma temuta sì, dal centrosinistra pugliese, fulminato dai blitz dei carabinieri nelle sedi di quasi tutti i partiti al governo nella regione guidata da Nichi Vendola. Visite disposte, nell’ambito del filone su presunte tangenti nella sanità pugliese, dal pm Desirée Digeronimo che un’avvolgente manovra ordita dai colleghi a palazzo di giustizia - sventata un mese fa dal procuratore - aveva provato ad imbrigliare e neutralizzare.
Un’indagine-bomba costata il posto all’ex assessore alla Sanità, Alberto Tedesco, diventato nel frattempo senatore del partito democratico al posto di Paolo De Castro, spedito per «giusta causa» all’Europarlamento. Un ciclone giudiziario che punta sugli appalti pilotati per finanziare il centrosinistra a livello locale e regionale. Un fiume di soldi in nero per rimpinguare le casse dei partiti rossi. La «scossa» dell’inchiesta passa dalle «acquisizioni» dei carabinieri di Bari nelle sedi regionali del Pd, Socialisti autonomisti, Rifondazione comunista, Sinistra e Libertà, Moderati per Emiliano e Lista Emiliano. Ora l’inchiesta si va allargando, e lo stesso governatore Vendola è nel mirino, per la «promozione» di un primario d’area da lui stesso - è l’ipotesi degli inquirenti - fortemente caldeggiata. Ma sono tanti i politici, anche nazionali, che emergono dalle intercettazioni. L’insieme delle conversazioni agli atti disegna un «quadro inquietante» di intrecci tra gli interessi degli imprenditori locali e quelli – elettorali – degli amministratori regionali. Tra i partiti i cui libri di bilancio e i rapporti con le banche (dal 2005 al 2009) sono ora agli atti della procura c’è, come detto, la Lista Emiliano, la civica che alle ultime elezioni comunali ha sostenuto, vittoriosamente, l’ex Pm nella corsa alla riconferma come primo cittadino. Il sospetto del pm Digeronimo si basa su colloqui telefonici intercettati soprattutto negli ultimi mesi, mentre a Bari era in corso la campagna elettorale per le amministrative. In quel periodo i carabinieri hanno ascoltato colloqui relativi anche a «richieste di voto in cambio di utilità». Hanno poi notato il morboso interesse della malavita per un candidato del Pd. Ne parla un pentito, Giacomo V., a proposito di favori e finanziamenti della criminalità «per l’apertura di circoli territoriali di un importante partito del centrosinistra».
Secondo il Pm tutto ruota intorno al «patto criminale» fra imprenditori e politici dove i partiti al governo avrebbero ottenuto illeciti finanziamenti da alcuni grossi industriali del settore sanitario, beneficati da appalti per milioni di euro, in parte tornati ai partiti in una complicata partita di giro. Come per Tangentopoli.
I reati ipotizzati, per come si evince dal decreto di acquisizione atti esibito dai carabinieri ai responsabili delle sedi regionali dei partiti, si ricollegano all’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, al falso, alla truffa, al voto di scambio e al finanziamento illecito. Viene contestata anche l’aggravante mafiosa per la frequentazione - cristallizzata dalle intercettazioni - di alcuni indagati con esponenti della sacra corona unita. Una bufera che finora ha prodotto una ventina di indagati, compreso il più stretto collaboratore di Tedesco, Mario Malcagni, che al telefono dava la linea sugli appalti e sulle nomine. C’è lady Asl, al secolo Lea Cosentino, manager di fiducia del governatore Nichi Vendola (che non appena ha avuto sentore di guai, l’ha silurata). Ci sono soprattutto imprenditori del calibro di Diego Rana, e del direttore amministrativo dell’Aura, Vitantonio Roca, oltre a Carlo Colummella e Francesco Petronella. E soprattutto spiccano i referenti del centrosinistra nelle Asl, come Ruggero Castrignanò della azienda sanitaria foggiana, Rocco Canosa direttore generale della Asl-Bat, Franco Polemio e Felice De Pietro, vertici della stessa Asl oltre a Vincenzo Valente, direttore sanitario della Asl di Lecce. Un filone parallelo riguarderebbe poi le coop rosse, in quanto risulta indagato il direttore generale della Supernova di Lecce, che si occupa di servizi e aderisce alla Lega Coop. Indagato anche Vitangelo Dattoli, direttore generale del Policlinico di Bari.

Vendola ha fatto sapere di non avere nulla da temere. «Credo che siamo sereni, dobbiamo essere sereni. Escludo illeciti in Rifondazione comunista e Sinistra e libertà». Per gli altri, a cominciare dal Pd, evidentemente non garantisce.

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