Ecco le tasse di Prodi: imposta sull’eredità e nuovi estimi catastali per incassare più Ici

Antonio Signorini

da Roma

Un «blocco di cassa» da qui alla finanziaria, l’anticipo della revisione degli estimi catastali, il ritorno, da subito, della tassa di successione per i redditi più alti e una stangatina fiscale per le auto inquinanti. Sulla scrivania del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa spuntano le prime misure della manovra correttiva di luglio. Ipotesi, per il momento. E tra le richieste che il responsabile di via XX settembre ha avanzato al premier Romano Prodi ci sono misure dall’effetto temporaneo.
Per fare fronte all’immediato si starebbe infatti pensando a un congelamento dei trasferimenti di casspa, che colpirà l’amministrazione centrale dello Stato, ma anche regioni ed enti locali. Poi la parziale reintroduzione della tassa sulle eredità che il governo Berlusconi aveva abolito per tutti i redditi e la ridefinizione del valore degli immobili sulla base del quale si calcola l’Ici. In vista anche di un inasprimento fiscale per le auto inquinanti e il riordino della tassazione delle rendite finanziarie. La volontà di colpire il mattone emerge - magari in una forma più radicale - anche dalle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano secondo il quale serve un «risarcimento» ai soggetti sociali «che hanno già pagato duramente le politiche di Berlusconi», da finanziare anche facendo leva «sulle grandi rendite finanziarie, su quelle immobiliari».
L’obiettivo della manovra è quello di riportare il rapporto deficit-Pil del 2006 sotto il quattro per cento. Una spinta ad andare in questa direzione ieri è arrivata anche dal governatore della Banca centrale europea Jean Claude Trichet e, ancora una volta, dal Fondo monetario internazionale. Nella manovra dovrebbero trovare posto anche le prime misure per rilanciare l’economia e per questo la sua entità potrebbe arrivare a 8-10 miliardi.
Un modo per tranquillizzare gli «sviluppisti». Chi, cioè nel governo e nella maggioranza si è accodato ai sindacati dicendo no alla «politica dei due tempi» che subordina ogni spesa, comprese quelle che servono a stimolare l’economia, ai correttivi di finanza pubblica. Uno schieramento capeggiato dal presidente della Camera Fausto Bertinotti, ma che conta diversi ministri. Ad esempio il responsabile del Lavoro Cesare Damiano: «Padoa-Schioppa farà i conti con una compagine di governo: credo - sostiene il ministro Ds - che non possa essere in disaccordo sul fatto che le manovre di rigore si accompagnino alle manovre che distribuiscono risorse per lo sviluppo».
Il ministro allo Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani si iscrive invece al partito dei «rigoristi». Di chi, cioè, come Padoa-Schioppa si pone innanzitutto l’obiettivo di seguire le indicazioni dell’Unione europea. «Un risanamento dei conti pubblici fatto bene è già sviluppo», ha sostenuto ieri Bersani, secondo il quale le misure di stimolo all’economia potrebbero essere prese dopo la manovra, magari nel periodo tra l’approvazione del Dpef e il varo della finanziaria 2007.
Le politiche pro sviluppo potrebbero consistere in un anticipo del taglio del cuneo fiscale. Oppure in provvedimenti meno costosi, magari alcune liberalizzazioni delle professioni. Per il momento l’attenzione resta alle misure necessarie a trovare risorse. Al dicastero dell’Economia, il viceministro Vincenzo Visco sta lavorando per evitare l’inasprimento dell’Iva, puntando sul recupero dell’evasione che, nel caso della principale imposta indiretta, si aggira sui 20 miliardi all’anno.
Del ventaglio di misure, fa parte anche l’eliminazione del secondo modulo della riforma fiscale, varato dal governo Berlusconi. La proposta è stata avanzata nei giorni scorsi Alfiero Grandi, sottosegretario dell’Economia e da Enrico Morando. Si tratta, in sostanza, di far pagare imposte più salate ai redditi più alti, che la Finanziaria 2005 aveva alleggerito attraverso una ridefinizione delle aliquote Irpef. Che l’Unione abbia intenzione di farlo non è in discussione. Il problema è semmai sui tempi. A favore della tesi di chi vorrebbe farlo subito c’è la pressione che i sindacati continuano a fare sul governo. Lunedì il premier Prodi e Padoa-Schioppa incontreranno i leader di Cgil, Cisl e Uil.

I leader delle tre confederazioni si aspettano indicazioni precise sull’entità della manovra e sulle misure che saranno contenute nella manovra, ma quello di lunedì sarà probabilmente solo un primo giro di ricognizione.
Abbastanza, commentavano ieri sera esponenti della Casa delle libertà, per considerare Tps non più l’acronimo di Tommaso Padoa-Schioppa, ma di «tasse per sempre».

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