Sono ormai prossimi (12 e 13 dicembre, a Varazze) gli Stati Generali liguri che porteranno alla costituzione del Pdl. In questo scenario di entusiasmo e partecipazione, Pierluigi Vinai ha aperto il dibattito su queste pagine con unintervista in cui mette al centro del progetto politico del Popolo della libertà la «Carta dei valori». Si tratta - questo in sostanza il ragionamento di Vinai, coordinatore per Forza Italia della Commissione Carta dei valori agli Stati Generali - di un documento fondamentale in cui tutte le componenti che confluiranno nel nuovo soggetto politico potranno e dovranno riconoscersi».
Immediata e articolata la replica di Alfredo Biondi, «tessera numero 3 di Forza Italia», già parlamentare e ministro, attuale presidente del Consiglio nazionale di Fi e uno dei due liguri (laltro è il ministro Claudio Scajola) chiamati a far parte della Costituente del Pdl. «Innanzi tutto, sarà vincolante per tutti - attacca Biondi - quello che verrà deciso dal nostro Consiglio nazionale in programma il 21 novembre. Per il resto, anche a proposito dellintervista di Vinai e delle considerazioni sulla formazione di un partito liberale popolare, ribadisco: il modello cui ispirarsi è il Ppe, dove non ci sono solo democristiani o ex democristiani. Sono contento che Vinai, meglio conosciuto come vicepresidente della Fondazione Carige, intenda svolgere le sue argomentazioni negli Stati generali. Per quanto mi riguarda, io non mi riconosco nei valori aggiunti cui fa riferimento. Se mai, rispetto al sottoscritto, sono altri ad essere valori sopraggiunti. In vista del Popolo della libertà, comunque - conclude Biondi -, auspico che il nuovo soggetto politico sia caratterizzato non da correnti, ma da opinioni politiche. E da valori liberali: Berlusconi ha parlato a suo tempo di Forza Italia come di un partito liberale di massa. Non vorrei mai che nel Pdl ci fosse più massa e meno liberalismo».
A giudizio di Matteo Rosso, consigliere regionale azzurro, «ben venga la Carta dei valori, che significa innanzi tutto indicare valori chiari, spirito popolare, e tutti quei maggiori dettagli che Forza Italia non aveva. Il vero problema, però - insiste Rosso - è come andremo a interpretarli, questi valori. Occorre fare una grossa riflessione, in concreto. Faccio lesempio della libertà di culto, che nessuno di noi disconosce. Ma di fronte alla realizzazione pratica di una moschea a Genova, oggi, bisogna chiedersi (e rispondere) in materia di conseguenze sulle cose, sulla sicurezza, sulla vivibilità, in fin dei conti sulla vita quotidiana dei cittadini. Non per pregiudizio, ma per rispetto della gente». «Condivido lanalisi di Vinai» sottolinea dal canto suo Pasquale Ottonello, presidente del Municipio Medio Levante, un lungo passato da sindacalista nella Uil prima dellapprodo, fra i primi, in Forza Italia (oggi nel Gruppo Misto). E aggiunge: «La Carte dei valori è la spina dorsale del partito, il progetto da cui discendono i programmi. Non si tratta di una ginnastica inutile. Ovviamente, dobbiamo considerare lo scenario politico italiano che va verso il bipolarismo, allinterno del quale si collocano forze connotate in modo diverso. Nel nostro schieramento si riscontrano culture, ideali ed esperienze nettamente distanti dallo schieramento opposto. E allora io dico che mi riconosco nella Carta (che poi è come dire Ppe), e come Vinai distinguo tra chi intenderebbe aderire in modo leggero, da battitore libero, e chi invece si vuole integrare perfettamente. Le correnti di pensiero sono carburante indispensabile alla macchina, ma poi è indispensabile trovare una sintesi. Solo così vengono assicurate a tutti la cornice e le regole, ma anche la libertà individuale e la possibilità di esprimersi.
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