L’Italia è il primo paese investitore in Libia. Secondo la Camera di
Commercio ItalAfrica prima dell’inizio del conflitto le Pmi italiane stavano investendo
per un ammontare di 60 milioni di dollari. Ecco i principali player italiani nella
Gran Jamahiriya.
PETROLIO: L’ Eni è il primo operatore internazionale nell’estrazione di gas e
petrolio. In Libia è presente dal 1959 quando l’Agip ottenne dal governo libico la
’concessione 82 nel deserto del Sahara sud-orientale. L’Eni ha sottoscritto con il
governo Gheddafi accordi per il rinnovo delle concessioni fino al 2045. Nello stesso
settore sono attive Saipem e Snam progetti (che fanno capo ad Eni), Edison e
Tecnimont.
INFRASTRUTTURE: In Libia c’è quasi tutto il mondo delle costruzioni ’made in
Italy’. A iniziare dall’Anas capofila del gruppo di imprese italiane che si sono
aggiudicate la gara da 125,5 milioni di euro per il servizio di advisor in vista della
realizzazione dell’autostrada costiera libica lunga 1.700 km e chiesta dal colonnello
Gheddafi come riparazione per i danni subiti nel periodo coloniale e prevista dal trattato
di amicizia e cooperazione firmato nel 2008 da Italia e Libia. I lavori, che sono stati
riservati a imprese italiane, valgono circa tre miliardi di dollari e riguardano l’intero
tracciato. In corsa per la gara il colosso delle infrastrutture Impregilo che ha anche
ottenuto in Libia contratti per 1 miliardo di euro per la costruzione di 3 centri
universitari, del nuovo centro congressi di Tripoli oltre ad altre infrastrutture fra Tripoli
e Misurata.
Nello stesso settore sono attive Bonatti, Garboli-Conicos, Maltauro, La Trevi sta
lavorando alla costruzione del nuovo Hotel Al Ghazala nel centro di Tripoli.
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TELECOMUNICAZIONI: La Sirti, con la francese Alcatel, aveva chiuso un contratto
per la fornitura e messa in opera di oltre 7.000 km di cavi di fibre ottiche per un importo
globale di 161 milioni di euro (di cui 68 per Sirti). La Prysmian Cables & Systems di
Milano (ex Pirelli Cavi) un contratto da 35 milioni di euro per la fornitura e posa di cavi
a larga banda nella rete del Libya General Post and Telecommunications Company
(GPTC).
TRASPORTI - Finmeccanica ha costituito con il fondo Lybian Africa Investment
Portfolio una joint venture per una cooperazione nei settori dell’aerospazio, trasporti ed
energia.
La sua controllata Ansaldo Sts si era aggiudicata due contratti per la relazione delle
ferrovie libiche del valore complessivo di 740 milioni di euro. La Agusta-Westland aveva
ottenuto il contratto per la fornitura di 10 elicotteri con relativi corsi di formazione ed
assistenza post-vendita. La Alenia Alemacchi ha un contratto di 3 milioni di euro per un
programma di formazione e revisione dei sistemi di propulsioni su 12 aerei SF - 260. Un
altro importante investitore è l’Iveco (gruppo Fiat) presenta con una società mista e un
impianto di assemblaggio di veicoli industriali.
Ecco invece quali sono gli investimenti libici nel territorio italiano:
BANCHE: Fra gli azionisti di Unicredit ci sono Central Bank of Lybia (4,988%) e
Libyan Investment Authority (2,594%) insieme hanno una quota totale del 7,58%.
Come tutte le partecipazioni libiche detenute in tutte le società europee, le quote sono
state congelate dopo le sanzioni decise dall’Onu.
FINMECCANICA: il fondo sovrano libico Lybian Investment Authority (Lia),
braccio finanziario di Gheddafi, è salito al 2,01% nel gruppo italiano di aerospazio,
difesa e sicurezza, il mese scorso.
MODA: Il fondo sovrano Lafico (Libyan Arab Foreign Investment Company) è stata
presente con una quota consistente, fino al 15%, anche nella holding Fin.Part (la casa di
Frette, Cerruti e Moncler) poi fallita nell’ottobre del 2005. In Fin.Part era confluita
anche Olcese, un’azienda attiva nel tessile in cui Lafico si sedette nel Cda per la prima
volta nel 1998. Successivamente arrivò a detenere fino al 30% nell’azienda di filati.
AUTO: Lafico entrò per la prima volta in Fiat nel 1976, ne uscì circa dieci anni dopo,
per poi rientrarvi con una partecipazione più modesta, nell’ordine del 2%, nel 2002. La
plusvalenza in uscita fu circa 3.000 miliardi di vecchie lire.
TLC: Tripoli è presente dal 2008 con la Lybian Post, presieduta da Mohammad Muammar Gheddafi, all’interno di Retelit. La società libica ha rilevato il 14,8% nell’operatore di tlc, che ha vinto l’asta per il Wi-Max nelle regioni del Nord Italia.
SPORT: La Libyan arab foreign investment company è ancora presente nel capitale della Juventus, con una quota del 7,5%, un’alleanza che ha portato a giocare la Supercoppa italiana del 2002 proprio a Tripoli.
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