Preoccupazione e sgomento tra i concessionari italiani, e non solo per quelli che vendono i modelli del Gruppo Volkswagen. Oltre al problema dell'immagine, a prendere corpo è anche il timore di dover ridimensionare le proprie attività dopo l'invito di Volkswagen Group Italia, nella lettera interna firmata dall'ad Massimo Nordio - notizia anticipata ieri dal Giornale - di sospendere «come misura precauzionale» vendita, immatricolazioni e consegne dei «modelli equipaggiati con motori diesel EA 189 omologati Euro 5». È da vedere ora come le associazioni dei consumatori affronteranno il problema, tenuto conto che la casa madre tedesca potrebbe vedersi costretta a mettere mano una volta di più al portafoglio se venisse dimostrato che al cliente, che già guida una delle auto finite nella bufera, era stata assegnata una vettura con caratteristiche di emissioni diverse da quelle previste nel contratto di acquisto. Tra i concessionari c'è molta solidarietà, anche tra quelli che offrono nei loro saloni veicoli di marche diverse da quelle del gruppo tedesco. «Ai clienti, dopo quanto è emerso, rischia di venire meno la fiducia, fattore chiave quando si stacca un assegno per l'acquisto di una macchina. Non è vero che noi concorrenti del gruppo tedesco pensiamo di guadagnare da questo scandalo e, quindi, siamo contenti. È invece vero il contrario», afferma Andrea Campello, concessionario Fca di Mestre.
«Che cosa potrei pensare se fossi un dealer coinvolto direttamente nella vicenda? Sicuramente che l'impatto dello scandalo per le reti commerciali è devastante. Le nostre aziende - spiega Campello - sono strutturate per fare margini piuttosto bassi, tra l'1 e il 2% se si è bravi. Ma le media è sotto lo 0,5%. A questo punto, basta che il mercato scenda di qualche punto per rischiare la débâcle: ammalarsi e poi morire. È grave il fatto che si è mentito, sapendo di mentire».
Dal blocco delle vendite alla ripartenza può passare anche poco tempo ma, avverte l'imprenditore veneto, «i problemi arrivano dopo: far capire cioè ai clienti e all'opinione pubblica che il caso è stato risolto. E un'azione del genere comporta parecchi soldi. Non dimentichiamo che il concessionario è il primo e maggiore cliente della fabbrica, quindi si indebita e rischia in proprio per acquistare i prodotti da vendere».
Un altro grande problema riguarda le permute di vetture «sospette» per l'acquisto di un'auto nuova. Ad andarci di mezzo, insieme al venditore, è anche il cliente che, per un certo periodo, dovrà rinunciare allo scambio. Per Campello i dealer sono in grado di sopportare anche qualche mese, prima che il problema sia risolto, «me se si dovesse andare oltre, i rischi occupazionali potrebbero diventare realtà. Volkswagen deve dare subito risposte concrete».
Intanto, tranne che per un ristretto numero di auto dei vari marchi (secondo fonti interne all'azienda dovrebbero essere tra le 2.500 e le 3.
000 unità) con vecchia classificazione Euro 5, i modelli del Gruppo Volkswagen venduti in Italia con i marchi Vw, Audi, Seat, Skoda e Vw Veicoli commerciali attraverso una rete di circa 500 operatori sul territorio nazionale, sono regolarmente acquistabili e immatricolabili, in quanto dall'1 settembre le auto debbono obbligatoriamente essere Euro 6, un livello di omologazione delle emissioni dei diesel che è esente dalle problematiche evidenziate negli Stati Uniti. L'azienda afferma, quindi, che si tratta di un provvedimento cautelativo, che dovrebbe permettere in tempi brevi di fare chiarezza sulla reale portata del problema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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