Economia

Adesso Fca prova a fondersi con Psa

Voci di trattative per una operazione tra pari. Nascerebbe un big da 50 miliardi

Adesso Fca prova a fondersi con Psa

Torna a scaldarsi la pista francese per Fca. Fallite a un passo dalla benedizione le nozze con Renault, ecco riaffacciarsi Groupe Psa. Colloqui sarebbero in corso tra il presidente John Elkann e Carlos Tavares, il top manager cha ha rilanciato Psa - con i marchi Peugeot, Citroën e Ds - insieme alla tedesca Opel. L'indiscrezione arriva dal Wall Street Journal e subito, a New York, le azioni del Lingotto hanno fatto un balzo del 7%. Sul tavolo della discussione ci sarebbe l'ipotesi di una fusione tra pari: Tavares assumerebbe il ruolo di amministratore delegato della nuova società ed Elkann quello di presidente. I colloqui sono «fluidi», riferisce la testata, riportando quanto sostenuto da una delle fonti vicine alla trattativa, e non c'è alcuna garanzia che un accordo finale venga raggiunto. La possibile combinazione tra Fca e Groupe Psa darebbe comunque vita a un colosso dell'auto del valore di 50 miliardi di dollari (33 miliardi di euro il valore dal naufragato «big» Fca-Renault). Tra l'altro, il socio cinese di Psa, Dongfeng, ha manifestato l'intenzione di liberarsi della quota del 12%.

Già ai tempi di Sergio Marchionne, scomparso lo scorso anno, si era parlato di matrimonio tra Torino e Parigi, ma a prevalere, nell'occasione, erano state le resistenze della famiglia Peugeot e una serie di perplessità che avevano assalito lo stesso ad del gruppo italiano.

È stato poi lo stesso Tavares, alcuni mesi fa, prima che Fca intavolasse una trattativa ufficiale con Renault, a guardare ancora al Lingotto come possibile partner. E sempre Tavares, risentito dell'innamoramento lampo tra Fca e Renault, non aveva esitato a criticare apertamente le possibili nozze tra i concorrenti e il gruppo controllato da Exor.

Psa e Fca, insieme, darebbero vita al quarto produttore mondiale con poco meno di 9 milioni di veicoli, alle spalle di Volkswagen, Toyota e Reanult-Nissan.

I due gruppi, unendosi, assumerebbero una dimensione globale: Psa, pronta a sbarcare con Peugeot negli Stati Uniti, vedrebbe spalancarsi la porta del grande mercato; insieme, inoltre, Fca e Psa unirebbero le forze per rafforzarsi in Cina, mercato complesso per entrambi; il Lingotto, inoltre, metterebbe su un piatto d'argento ai francesi l'area sudamericana e lo stesso farebbe Psa con il mercato africano.

E L'Europa? Per Psa è il mercato più importante, a differenza di Fca i cui profitti parlano americano. Non ci sarebbero particolari sovrapposizioni: i francesi sono praticamente assenti dal segmento delle «piccole» dove Fca è forte con Fiat 500 e Panda; Jeep e Alfa Romeo andrebbero ad arricchire l'offerta premium (Psa vanta solo il marchio Ds), mentre Maserati sarebbe la ciliegina «lusso».

I francesi, da parte loro, condividerebbero con Torino le piattaforme Multienergy che hanno dato vita a Peugeot 208 e Opel Corsa con motori elettrici e alla gamma ibrida. L'integrazione, dunque, ci può stare, visti anche i risultati importanti della lunga joint venture Fca-Psa, con impianto ad Atessa (Chieti), sui veicoli commerciali.

Anche Psa, come Renault, è partecipata dallo Stato francese (12%, come la famiglia Peugeot), ma a differenza di Renault (l'Eliseo è il primo azionista con il 15%) l'influenza sarebbe inferiore.

I sindacati, intanto, da una parte plaudono alla volontà di Fca di stringere alleanze orientate alla mobilità elettrica e ai mercati asiatici, ma dall'altra temono per i siti in Italia.

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