Ad Esselunga, il big dei supermercati italiani, sarebbe riuscito il colpaccio. Almeno questo vocifera il mercato, anche se i dettagli sono tutt’altro che definiti. Da tempo si parla di un suo possibile ingresso a Roma, dove Caprotti non ha mai messo piede. Per la verità due supermercati sono già in costruzione e per altri due tocca fare in fretta prima che scadano i permessi a costruire, ottenuti da tempo. Esselunga potrebbe ora dare un’accellerata rilevando un buon numero di ex punti vendita della Standa. La casa degli italiani è finita da tempo nella mani del gruppo tedesco Rewe-Billa, che ha ora intenzione di cederla. E Caprotti non si sarebbe fatto soffiare il colpo. Forte, fortissimo, nel Nord, il gruppo è assente dal Centro-sud. Lo sbarco veloce a Roma e nel Lazio è davvero un colpo di scena. Anche se chi conosce bene il gruppo sa che Caprotti ha un modello di supermercati che non è certo sovrapponibile a quello della Standa. Il format prevede spazi molto grandi, tra i tremila e i quattromila metri quadri, e mai nei centri commerciali, con costi per punto vendita (come Esselunga comanda) che si aggirano sui 40 milioni.
Se dovesse comprare in blocco, come il mercato rumoreggia, potrebbe tenere per sè solo una parte. Staremo a vedere.
Ma sul fronte della grande distribuzione, l’altro grande colpo è quello assestatato dal governo Monti. Con il Decreto liberalizzazioni, approvato proprio due giorni fa dal Parlamento, si introduce all’articolo 62, una rigida scansione dei tempi di pagamento nei confronti dei fornitori da parte dei big della grande distribuzione. Per i generi alimentari freschi Coop, Carrefour, Esselunga, Conad e compagnia dovranno pagare a trenta giorni e per quelli non freschi il limite sale a due mesi. Una boccata di ossigeno per i fornitori e qualche problemino in più per le grandi catene di supermercati. Ma anche in questo caso il big boss di Esselunga avrà da guadagnare. Il marchio lombardo già paga infatti a trentacinque giorni, contro anche i cento delle Coop o ancora peggio dei francesi della Carrefour. Non è un caso se dal coro di accese critiche che la norma ha fatto rilevare da parte dei leader del settore, brillasse l’assenza di Caprotti, che pure non è restio a polemiche anche forti quando qualcosa non gli garbi.
P.S.: Nella piccola city della finanza milanese l’approdo di Andrea Orcel in Ubs e il contemporaneo abbandono di Bank of America-Merrill Lynch, non ha stupito più di tanto. La grande banca commerciale americana stava un po’ larga alla superstar delle grandi advisory bancarie. Certo aver perso Passera e Profumo dalla prime due banche italiane aveva ridotto i suoi spazi di manovra. Così come la rarefazione degli affari con il suo grande e terzo committente, lo spagnolo Botin. Orcel viene considerato un one man show e Bofa non era proprio casa sua. In Ubs ritrova il banchiere che da senior aveva reso grande la boutique Merrill Lynch agli inizi degli anni ’90.
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