Economia

Alitalia, arabi in ritardo I sindacati in allarme

Alitalia, arabi in ritardo I sindacati in allarme

La telenovela della lettera di Etihad continua. Ieri l'ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, ha dichiarato: «Arriverà, ma non oggi». Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, è stato più cauto: «Si tratta di due imprese private, lasciamole lavorare perché possano discutere sulle questioni ancora aperte». In serata il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha detto chiaramente: «Se non arriva la lettera è un disastro». Intanto oggi il vertice della compagnia italiana incontrerà i sindacati, ma Del Torchio ha voluto sottolineare che la trattativa sul costo del lavoro e quella con Abu Dhabi «sono due cose completamente diverse». La situazione sembra essere sprofondata in un limbo poco decifrabile, e sicuramente l'avvicinarsi delle elezioni europee non facilita le decisioni di cui deve farsi carico la politica.
Tra le richieste-chiave avanzate dagli arabi, la «deregulation» di Linate - ovvero un superamento del numero chiuso degli slot e delle norme che vincolano le destinazioni - è forse la più spinosa. Ieri Lupi ha fatto delle precisazioni molto diplomatiche, sostenendo che il decreto per un nuovo regime a Linate «non c'entra niente con Etihad, ma stiamo ragionando, ci stiamo confrontando perché ci era pervenuta da Expo una richiesta affinché in vista dell'Esposizione universale potessero arrivare sul territorio lombardo il maggior numero di vettori internazionali. Mi sembra una richiesta legittima e saremmo incoerenti se non l'assecondassimo». Lupi sembra voler depistare chi è pronto a criticare il decreto come un gesto di arrendevolezza del governo nei confronti di Abu Dhabi.
Linate è una questione spinosa sia dal punto di vista politico (leggi: Lega) che da quello tecnico. Il tentativo è di compensare tali misure facendo in modo di valorizzare la presenza di Alitalia a Malpensa, ma sotto l'aspetto operativo il rischio è di provocare un sovraffollamento di traffico che Linate si troverebbe in difficoltà a sostenere: le nuove norme riguarderanno ovviamente tutte le compagnie, non solo Alitalia, e si potrebbe assistere a una rincorsa ai nuovi slot; proprio per questo è improprio parlare di liberalizzazione, perchè si tratterà di una revisione delle regole, non di una loro cancellazione.
Sugli altri fronti qualcosa sembra muoversi. Il sindacato ha già fatto trapelare le proprie aperture al risparmio di 48 milioni all'anno sul costo del lavoro, a condizione di vedere il nuovo piano industriale. Anche le banche sembrano più morbide sulla ristrutturazione del debito e su uno strumento capace di garantire Etihad dalle cause legali. Il punto è che a nessuno conviene far fallire (nuovamente) Alitalia.

Quanto alle intenzioni di Etihad, la notizia che finanzierà con altri 300 milioni la partecipata Air Berlin dimostra il suo interesse alle strategie di crescita in Europa.

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