Alitalia, colpo d'accetta sugli stipendi

La lettera di Etihad ad Alitalia ha rimesso in moto le trattative. Ci sono segnali diretti e indiretti: la notizia più significativa, che trapela da un'indiscrezione, è che lunedì Gabriele Del Torchio volerà ad Abu Dhabi per riprendere i colloqui con i manager di Etihad. Prima, domani, dopo l'1 maggio a Padova, l'ad sarà a Milano per un incontro con le banche creditrici.
Sempre domani, a Roma, altro round sindacale (sul tavolo: taglio degli stipendi oltre i 40mila euro, da un minimo del 5% fino ad un massimo del 20%, cancellazione di indennità, blocco degli scatti di anzianità, riproporzionamento del part time. Scopo: 48 milioni di risparmi). Altra riunione è convocata per martedì 6 maggio, dopo il viaggio di Del Torchio nell'Emirato, e forse allora si parlerà di esuberi. Un segnale «indiretto» è arrivato da Catania: il Pm ha chiesto l'archiviazione per l'inchiesta messa in moto dal proprietario di WindJet, Antonino Pulvirenti, che nella rinuncia di Alitalia all'acquisizione della sua compagnia aveva ravvisato l'ipotesi dell'estorsione e chiesto danni per 162 milioni. Se la richiesta sarà accolta, cadrà una di quelle pendenze legali delle quali gli arabi non intendono assumersi il rischio.
Ieri il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha partecipato a una trasmissione tv, ha risposto alle interrogazioni alla Camera e, sempre su Alitalia, ha incontrato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ha sottolineato la complementarietà tra le due compagnie, la necessità di un piano di rilancio e ha pronunciato parole rassicuranti sul ruolo degli aeroporti e sui collegamenti infrastrutturali. Tra tanto parlare, anche una frase prudente: «Credo che nei prossimi giorni Alitalia dovrà dire se le questioni poste da Etihad possano essere accettate o meno». L'attivismo di Lupi, candidato alle europee, ricorda ogni giorno che siamo in campagnia elettorale e che la vicenda Alitalia è molto visibile. Da qui al 25 maggio sono dunque probabili gli annunci delle varie decisioni che competono al governo, in un crescendo che potrebbe portare, proprio alla vigilia delle urne, all'offerta vincolante da parte di Etihad.
Intanto, l'alleato Air France appare sulle spine. Ieri il presidente e dg di AF-Klm, Alexandre de Juniac, in un'intervista, ha ripetuto cose già dette ma ha anche adombrato - senza dirlo - ricorsi all'Unione europea. «Avevamo avanzato delle condizioni all'investimento simili a quelle di Etihad. Se Etihad ottiene soddisfazione e investe, la questione si riproporrà per Air France-Klm». Ma poi ha aggiunto: «Il modo in cui le compagnie extra Ue rilevano partecipazioni in compagnie europee e poi agiscono in queste compagnie dimostra che la nozione di controllo effettivo merita di essere precisato. Per aggirare le regole basta prendere il 49% del capitale sociale, esercitando nel contempo un vero controllo della compagnia. Questo non è soddisfacente. Dobbiamo puntare a condizioni di prese di controllo omogenee nelle diverse aree del mondo. Capisco che l'Ue si interessi alla questione».

Come dire: non si separi la forma dalla sostanza. Il capitolo delle autorizzazioni Ue non va sottovalutato: i legali di Lufthansa, la più esposta alla concorrenza della «nuova» Alitalia, stanno già preparando le artiglierie dei futuri ricorsi.

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