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Alitalia, si complica la rotta verso Lufthansa o lo Stato

Il nuovo governo vuole un rilancio, ma sul gruppo tedesco pesano le polemiche con Berlino. I paletti Cdp

Alitalia, si complica la rotta verso Lufthansa o lo Stato

Paolo Stefanato

E adesso, Alitalia? Il nodo della compagnia passa nelle mani del nuovo governo e nulla può essere dato per scontato. Il ministro dello Sviluppo economico competente per la vendita è Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, al quale appartiene anche Danilo Toninelli, neoministro a Infrastrutture e Trasporti. Su Alitalia, M5S e Lega, stando al programma, sono «convinti che questa non vada semplicemente salvata in un'ottica di sopravvivenza economica bensì rilanciata, nell'ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo».

Che cosa significa? Che si rimescolano le carte e ci si avvia verso decisioni nuove. Vendere Alitalia, dal punto di vista della gestione è una priorità, come ha ricordato di recente al Parlamento il commissario Luigi Gubitosi. Ma il terreno è tutto politico, ed è improbabile che scelte radicali siano fatte nell'immediato. I termini, formalizzati nei giorni scorsi con il via libera del Senato al decreto, sono fissati al 31 ottobre per la cessione, al 15 dicembre per la restituzione del prestito-ponte da 900 milioni. La stagione estiva sul piano operativo è la più tranquilla, e il dibattito si farà dunque più intenso sul finire dell'estate.

Tre le principali ipotesi sul tavolo: cessione a Lufthansa, cessione mista a Lufthansa e azionista pubblico, nazionalizzazione. Vediamole una per una. Lufthansa sembra oggi l'offerta più adeguata alla gara, poiché acquisterebbe l'intero perimetro aeronautico; con EasyJet e Wizzair si andrebbe allo spezzatino, che non rientra nel bando. Ma Lufthansa è tedesca, e il dibattito antitedesco sviluppatosi nelle ultime settimane renderebbe politicamente inappropriata, se non ridicola, la vendita di un asset «di bandiera» proprio ai tedeschi. Magari dopo aver licenziato 3mila dipendenti e averne accollato i costi ai contribuenti.

Altra possibilità sarebbe una partecipazione mista di Lufthansa con un soggetto pubblico, vedi Cdp o Ferrovie, per mantenere in Italia una presa strategica su Alitalia. Anche questa idea si scontra con un tema di opportunità: perché Cassa Depositi, che gestisce i risparmi postali, dovrebbe «finanziare» i tedeschi? Cdp oggi non può nemmeno essere azionista di società che non siano in bonis, anche se le regole si possono cambiare.

Infine, nazionalizzare. Istintivamente è la via più cara alla nuova maggioranza di governo, ma si scontra con ferree regole europee: impossibile dire, semplicemente, «ce la riprendiamo». Vigilano sul mercato severe autorità Antitrust, pronte a sanzioni.

È vero, però, che sia Lufthansa che Air France stanno ancora nell'orbita pubblica. Questo significa che delle soluzioni potrebbero essere trovate. Ma solo con grande competenza, con sensibilità politica e con delicatezza: semprechè il nuovo governo sia in grado di esprimerle.

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