Coronavirus

È allarme tracollo per l'autotrasporto

Per il mercato dei camion possibile -40%. In 10 anni già persi 135mila occupati

È allarme tracollo per l'autotrasporto

Auto in ginocchio, moto altrettanto e ora anche le stime negative per i veicoli industriali. È l'intero sistema del trasporto su gomma a chiedere al governo provvedimenti urgenti. Il lungo stop causato dal coronavirus ha, di fatto, aggravato un'emergenza che, per il solo settore dei veicoli pesanti, negli ultimi 10 anni è costato il 30% delle reti commerciali e un fatturato annuo di 1,5 miliardi. Un danno anche per lo Stato, visto che ha perso 105 milioni di entrate fiscali l'anno. E guardando alle imprese del trasporto, su cui ha gravato la delocalizzazione, ne sono evaporate 35mila per complessivi 135mila addetti. «È come se fosse sparito 13 volte il numero dei dipendenti di Alitalia», puntualizza Franco Fenoglio, presidente di Unrae Veicoli Industriali, l'associazione che rappresenta i costruttori esteri di camion in Italia, il quale ha lanciato un vero allarme rosso dopo che il tracollo, in aprile, delle immatricolazioni (-58,4%), ha allungato una striscia negativa che si protrae dal gennaio 2019. Male anche il settore dei rimorchi e semirimorchi: -70,2% il mese scorso.

Due gli scenari messi in conto da Unrae V.I. per il 2020: una possibile lenta ripresa delle attività commerciali e produttive, da giugno, porterebbe le vendite a perdere «solo» il 30%; la previsione peggiore, in caso di ripartenza a settembre, significherebbe -40%. A rischiare il coma profondo, più in generale, è soprattutto il comparto del trasporto e della logistica nel suo complesso. Lo scenario post Covid-19, elaborato da Confetra, vede 320mila posti a rischio e 17 miliardi di ricavi in meno.

«Le nostre aziende - avverte il presidente Fenoglio - scontano l'inefficienza di un sistema Paese che, negli anni, non ha mai provveduto a definire una politica dei trasporti che indicasse e sostenesse economicamente le linee di uno sviluppo strategico del settore. Molte risorse pubbliche sono andate sprecate. Il problema è che fare impresa in Italia è un'impresa».

Ai dossier presentati al governo dalla filiera dell'auto (Anfia, Unrae e Federauto) e delle due ruote (Confindustria Ancma), si unisce ora quello di Unrae V.I. Si tratta di proposte per interventi di sostegno alle imprese e misure strutturali di medio termine a supporto del mercato. Nel dettaglio, a beneficio delle aziende: aumento del credito di imposta dal 6% al 12% fino al 2025 con rimborso in un'unica soluzione; azzeramento o riduzione significativa delle tasse alle imprese per 12/24 mesi; prestiti a lungo termine (10/15 anni) senza interessi; maggiori garanzie bancarie. E a favore del mercato: istituzione di un fondo triennale per il rinnovo del parco circolante, la cui anzianità media è di 13,6 anni; possibilità di acquisto di usato su usato (con contestuale rottamazione di veicoli ante Euro V); proroga di 6 mesi del superammortamento, in scadenza a giugno; emanazione urgente dei decreti attuativi per la concessione degli incentivi 2019/2020; pagamento degli incentivi per investimenti non ancora erogati dal 2017. Fenoglio porta all'attenzione di governo e opinione pubblica il ruolo determinante svolto dall'autotrasporto che, durante il lockdown, ha garantito generi alimentari, medicinali, carburanti e servizi di prima necessità. «Non vorremmo - aggiunge il manager - che, a emergenza superata, il settore tornasse a godere di scarsa attenzione. A settembre potrebbe esplodere la bomba a tempo delle insolvenze. Chiediamo misure dirette per le imprese e per le famiglie».

Intanto, costruttori e aziende del trasporto stanno anticipando ai propri addetti i soldi della cassa integrazione.

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