"Alta incertezza sulla ripresa delle attività". Cosa può succedere al Nord Stream

Il vice presidente esecutivo degli Affari Regolatori di Snam, Gaetano Mazzitelli, in audizione al Senato parla della strategia per dire addio al gas russo. E sul Nord Stream: "Alta incertezza sull'effettiva ripresa delle attività"

"Alta incertezza sulla ripresa delle attività". Cosa può succedere al Nord Stream

Sulla riapertura del Nord Stream, il principale canale di approvvigionamento del gas russo in Europa, dopo i lavori di manutenzione partiti ieri "permane l’incertezza". A dirlo è anche l'Executive Vice President Commercial, Asset Planning and Regulatory Affairs di Snam, Gaetano Mazzitelli, nel corso di un’audizione in commissione Industria al Senato. Il rappresentante dell’azienda di San Donato Milanese, attiva nel trasporto, stoccaggio e rigassificazione del metano, ha parlato di "alta incertezza circa l'effettiva ripresa delle attività" del gasdotto. Anche se si tratta di "manutenzione programmata” e non di “un evento inatteso", Mazzitelli ha anticipato che se non si dovesse tornare all’esercizio normale "le tensioni potrebbero acuirsi".

Del resto un epilogo del genere non sarebbe inatteso: negli ultimi mesi, Paesi come la Polonia e gli Stati Baltici hanno visto azzerarsi le forniture da parte di Mosca, mentre quelli dell’Europa centrale, tra cui Italia, Germania, Olanda e Belgio, "hanno sperimentato forti riduzioni delle forniture con flussi più che dimezzati rispetto al passato". Un problema non di poco conto visto che l’import di gas dalla Russia copre il 45 per cento del fabbisogno a livello europeo. "Snam – ha chiarito il vice presidente esecutivo per gli Affari Regolatori - è impegnata a porre in essere azioni concrete per fronteggiare la situazione di tensione e tutelare famiglie e imprese italiane circa i rischi connessi con possibili interruzioni delle forniture".

Si tratta, ha specificato di "azioni di breve, medio e lungo termine per rispondere a tre situazioni emergenziali concomitanti, interconnesse tra loro ma distinte: guerra, prezzi e clima". La strategia per affrontare la crisi passa per la transizione verso i "green gas" come l’idrogeno, anche attraverso la riconversione della rete esistente per importare quello prodotto in abbondanza nel Nord Africa. Poi c’è il nodo degli stoccaggi. Oggi in Italia siamo a quota 64 per cento, leggermente sopra la media europea del 62. Ma si tratta, precisano da Snam, "di una percentuale molto bassa se confrontata con la media storica degli ultimi 5 anni".

Per arrivare alla soglia di sicurezza del 90 per cento servirà anche il contributo dei due rigassificatori galleggianti acquistati per 350 e 400 milioni di euro. Oltre alla Golar Tundra, la nave che dovrà essere ormeggiata al porto di Piombino e che dovrebbe diventare operativa dalla primavera del 2023, "a inizio luglio è stato sottoscritto un contratto per l'acquisizione di una seconda unità Fsru, la BW Singapore, sempre costruita nel 2015 e con una capacità di rigassificazione di circa 5 miliardi di metri cubi". L’ubicazione di questa seconda nave, fanno sapere da Snam, sarà nell'Alto Adriatico. L’attività, in questo caso, potrebbe essere avviata a partire dal "terzo trimestre del 2024".

Infine, si lavora sulla realizzazione di "nuove dorsali di trasporto che consentiranno di massimizzare i potenziali di importazione da sud per il gas proveniente dal Nord Africa e dal Caspio". In agenda c’è "l'espansione della Tap per ulteriori 10 miliardi di metri cubi" per sostituire completamente i trenta miliardi di metri cubi di gas importato dalla Russia, anche grazie all’aumento delle importazioni dall’Algeria per 10 miliardi e ai 10 miliardi che arriveranno dalle due unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione. Per quanto riguarda il raddoppio della capacità del Tap, ha precisato Mazzitelli, "stiamo parlando di investimenti di potenziamento del sistema di compressione quindi non vanno realizzati nuovi gasdotti".

Sull’aumento del prezzo del metano, accentuato dal conflitto russo-ucraino, Mazzitelli ha sottolineato come sia necessario il superamento nel più breve tempo possibile dello squilibrio tra la domanda, cresciuta "con la ripresa post-Covid e l’aumento della richiesta da parte delle economie asiatiche", e l’offerta, caratterizzata negli ultimi anni "da un rallentamento degli investimenti". Sulla proposta, caldeggiata dall’Italia, di porre un tetto al prezzo del gas l’Europa resta divisa. Intanto, dal Mite assicurano che la situazione è "sotto controllo", nonostante la chiusura del Nord Stream.

"Non ci saranno misure draconiane", ha rassicurato il ministro Roberto Cingolani. Che ha aggiunto la sua proposta: "Se abbassassimo di un grado la temperatura in casa il problema sarebbe molto piccolo per i cittadini ma porterebbe a un risparmio enorme in termini di gas".

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