Gli americani vogliono solo Suv Fca ridisegna il suo piano Usa

La fabbrica di berline in Michigan va riconvertita. Cambio di rotta anche per Gm e Ford, svanisce il sogno di Obama

Pierluigi Bonora

La prima assemblea della «nuova» Fca, quella priva di Ferrari all'interno del perimetro, si svolgerà giovedì prossimo ad Amsterdam. E tra i temi sui quali gli analisti chiederanno delucidazioni all'ad Sergio Marchionne ci sarà la parziale rimodulazione del piano produttivo negli Usa alla luce dell'orientamento del mercato. Gli americani, insomma, si sono nuovamente proiettati sulle vetture di alta cilindrata (8 e soprattutto 6 cilindri), potenti e piuttosto dispendiose, a scapito delle classiche berline e anche delle auto con motore ibrido (da gennaio a marzo sono state vendute solo 27.667 plug-in su oltre 1,5 milioni; 116mila su 17,4 milioni nel 2015 rispetto a 122mila su 16,5 milioni del 2014, quindi in calo). E i tre Big di Detroit stanno prendendo le opportune contromisure: già dal 2015 Gm ha ridotto la produzione di veicoli ibridi e di dimensioni compatte; Ford nei giorni scorsi ha annunciato il trasferimento in Messico, dove i costi sono inferiori, dell'assemblaggio delle suo «piccole»; Fca ha deciso di mettere in cassa integrazione un terzo della forza lavoro di Sterling Heigts, nel Michigan (circa 1.300 operai), la fabbrica che sforna la Chrysler 200.

Le scelte degli automobilisti americani, di fatto, significano il fallimento del progetto green lanciato dal presidente Barack Obama nel momento in cui ha dovuto salvare Gm e Chrysler dal baratro. In cambio di sussidi capaci di permettere la rinascita delle due Case, la seconda passata intanto sotto il controllo di Fiat e trasformatasi in Fca, i vertici delle due aziende avrebbero dovuto seguire i dettami di Washington: inserire in gamma vetture compatte e dai bassi consumi. E così Gm e Fca hanno fatto. Quest'ultima, in particolare, ha prodotto la berlina Dodge Dart, su base Alfa Romeo, e all'insegna dell'efficienza. La diffusione di questi modelli, però, non è andata come Obama auspicava. Per fortuna che per i dipendenti dell'impianto di Belvedere (Illinois) dalle linee escono anche le Jeep Patriot e Compass, altrimenti avrebbero rischiato la stessa sorte dei colleghi di Sterling Heights. Negli Usa chi acquista una berlina, oltre a essere anzianotto, rimane solitamente fedele alla scelta precedente, per lo più di una macchina giapponese o coreana. Inoltre, ai tempi della gestione Daimler di Chrysler Group, le berline Dodge Caliber (prima di Dart), e Chrysler Sebring (rinnovata dopo la svolta Fca e ridenominata «200») erano state bocciate per vari problemi. Da qui la diffidenza che perdura tuttora. Diverso è il discorso per modelli come Fiat 500 o Mini che in America sono considerati trendy e premium

Il fatto che Sterling Heights produca solo la «200» ha costretto Fca a ridurre la produzione. Per la fabbrica, unica eccezione nel gruppo visto che le altre producono su tre turni, 6 giorni su 7, l'occasione di rilancio sarà l'assegnazione di un nuovo prodotto, sicuramente un grosso Suv o pick-up. Collaborativo il sindacato Uaw: «L'azienda ha in programma di aumentare la sua capacità di costruire più Suv e pick-up - afferma il vicepresidente Norwood Jewelafer - e ritengo che questa strategia, a lungo termine, sarà positiva per tutti». Da Marchionne si attende ora qualche indicazione sul socio ideale con cui condividere, e come, la produzione delle berline negli Stati Uniti.

Su Ferrari (Exor), infine, Kepler Cheuvreux porta il prezzo obiettivo a 30 euro rispetto ai 36,31 della quotazione di ieri. «Gli appassionati di F1 - sostengono gli analisti di Kepler - sono raramente acquirenti di beni di lusso e quindi non aiutano molto a sollevare la percezione del marchio».

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