Assolombarda e il ruolo chiave dei corpi intermedi. Bellotti: "Crescente ottimismo nel futuro"

L'imprenditore è appena entrato nel consiglio generale di Assolombarda. Con lui abbiamo discusso di rilancio e ripartenza: "In un momento di difficoltà ci siamo rimboccati le maniche"

Bellotti Blacklemon Assolombarda
Bellotti Blacklemon Assolombarda

La pandemia di Covid-19 ha posto in grave difficoltà il mondo economico italiano ma ora il Paese prova a ripartire e alla sua testa si pone, come motore economico italiano, la Lombardia. Nel contesto di una generale e graduale riconquista della fiducia per il futuro del Paese l’impresa lombarda, che ha resistito all’ora più buia della pandemia, pedala in testa al gruppo. E al suo interno si va riscoprendo il valore del network e dell’associazionismo incarnato in particolar modo da Assolombarda. Di cui parliamo oggi con l’imprenditore Nicola Bellotti, recentemente eletto nel Consiglio Generale della più grande associazione territoriale del sistema Confindustria che rappresenta quasi 7mila imprese e oltre 414mila lavoratori sui territori di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia.

Piacentino, classe 1974, Bellotti ha fondato nel 1999 Blacklemon, una delle prime agenzie di comunicazione in Italia specializzate in digital marketing. All’interno dell’agenzia si occupa in particolare di strategie, di brand reputation e di consulenza politica. Con lui discutiamo delle prospettive strategiche dell’impresa lombarda in tempi di ripartenza.

Assolombarda mira ad essere uno dei motori della ripartenza delle imprese. Che valore può giocare, in generale, l’associazionismo d’impresa in questa fase?

"In questi tempi molto complessi e di ripartenza Assolombarda e, in generale, la riscoperta dell’associazionismo d’impresa possono giocare un ruolo decisivo. Da osservatore interno a un’associazione che riunisce 7mila imprese che vanno dalla piccola industria ai nomi più pesanti dell’impresa italiana, includendo piccole e interessanti realtà innovative vedo che c’è molto fermento da questo punto di vista. C’è voglia di far ripartire l’associazionismo e, con esso, i territori, e questo vale non solo per la Lombardia, dato che provenendo da Piacenza posso vedere il confronto con un’altra realtà, quella emiliana, che rappresenta un ulteriore motore dell’economia italiana. Inoltre la forza di un gruppo come Assolombarda è anche rappresentata dall’eterogeneità, e posso portare il caso della mia azienda, che non è propriamente industriale ma opera nel campo dei servizi."

Il rilancio di Assolombarda segnala la necessità di nuovi e forti corpi intermedi. Possiamo dire che la pandemia abbia fatto sentire con forza questo bisogno?

"Si, la pandemia ha portato Assolombarda a compiere uno sforzo straordinario per tenere aggiornati e sostenere sotto il profilo informativo e operativo gli imprenditori a partire da marzo 2020. Con un ciclo informativo preciso e continuo Assolombarda permetteva a molti imprenditori di muoversi nel caos che si era venuto a creare. Io a mia volta ho potuto aiutare clienti in difficoltà su tutto il territorio nazionale, potendo contare sulle preziose informazioni che i funzionari elaboravano per noi. Ritengo che questa fase di crisi abbia sancito la rinascita dei corpi intermedi."

Come mai essi erano entrati in crisi negli anni passati?

"Negli anni precedenti, in diversi settori, ho visto che nella società si era a livello generale diffusa una forte sfiducia verso i corpi intermedi. E questo vale per il mondo imprenditoriale, ma anche politico, istituzionale e così via. In passato i corpi intermedi si facevano portavoce di bisogni concreti, che potevano andare dalla richiesta di un preciso investimento a quello della trasmissione di servizi a un territorio parzialmente tagliato fuori. Col tempo questa funzione è gradualmente venuta meno ed è rimasta soprattutto la funzione di network tra imprese di taglia diversa, per quanto a sua volta gradualmente ridimensionata, anche per la graduale perdita di un preciso riferimento politico per gli imprenditori. In questa fase di crisi la rete ha fatto forza e gli iscritti si sono stretti attorno all’associazione, facendo gruppo e sostenendosi reciprocamente. L’impresa è la vocazione del territorio lombardo, e Assolombarda, rappresentando Milano, Monza, Lodi e Pavia, è portavoce del suo cuore pulsante. Pertanto l’associazione non può non essere rappresentativa delle istanze dei territori di riferimento, che possono solo trarre profitto dal rilancio dei corpi intermedi."

Quali sono state le principali necessità per cui le imprese fanno riferimento a corpi intermedi come Assolombarda in questo periodo?

"Tutti gli imprenditori, da marzo 2020 in avanti, a prescindere dalla dimensione delle loro imprese hanno sostanzialmente chiesto una cosa sola: chiarezza. Quali restrizioni ci sono? Quanto dureranno? Come ci si deve comportare? La presenza di decisioni in continuo cambiamento impedisce di adeguarsi con serenità alle prescrizioni e crea la necessità di scelte più complesse e sofferte. Questo ha portato gli imprenditori a cercare nel lavoro di Assolombarda delle risposte chiare, e i risultati segnalati dalla ripartenza economica, che è più sostenuta nei nostri territori, danno un’idea del valore del lavoro fatto. L’impresa si è fatta trovare pronta."

Il caso lombardo si può estendere anche alla vicina Emilia-Romagna? La ripresa è sostenuta?

"Vivo a cavallo di due regioni che hanno avuto gestioni molto diverse della pandemia, ma accomunate da una profonda attenzione al problema della ripartenza in tempi di Covid. E infatti Lombardia ed Emilia-Romagna, pur duramente colpite dal Covid, ripartono con maggior velocità del resto del Paese. Dal punto di vista imprenditoriale, stiamo vedendo delle regioni in via di rilancio. Semplicemente, in un momento di difficoltà ci siamo rimboccati le maniche: e questo ci permette di guardare al futuro con cauto ma crescente ottimismo."

La spinta a rimboccarsi le maniche e a lavorare sodo si è manifestata anche sotto forma di una crescente solidarietà tra imprenditori su problematiche comuni?

"Tra imprenditori ci si sostiene con forza, e un grande ruolo lo hanno giocato le chat di gruppo in cui la parola d’ordine è “forza e coraggio” ma in cui emergono anche confronti interessanti sul piano operativo e pragmatico.

Questo dovrebbe essere il centro dell’attività d’impresa: ci si sostiene reciprocamente su temi d’interesse comune, e questo vale anche quando il confronto è con aziende competitor con cui, in occasioni più formali, si sarebbe stati più guardinghi."

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