La Grecia tiene di nuovo l'Europa e i mercati col fiato sospeso. Nella notte il parlamento greco doveva esprimersi su ulteriori misure di austerità volte a sbloccare la seconda tranche del terzo piano di aiuti internazionali per 86 miliardi prima dell'Eurogruppo straordinario di oggi.
Il voto del parlamento riguarda in particolare la stabilizzazione (e i conseguenti risparmi) del sistema pensionistico ed un aumento delle tasse per complessivi 3,6 miliardi, misure che si inseriscono in un pacchetto più ampio da 5,4 miliardi concordato con l'Ue e l'Fmi. Il sì a queste misure sarà in bilico fino all'ultimo visto che in parlamento la coalizione di governo Syriza-Greci Indipendenti, guidata dal premier Alexis Tsipras, ha una maggioranza di appena due seggi. L'Eurogruppo potrebbe a questo punto rappresentare l'ultima chance per evitare di innescare una nuova, pericolosa crisi come quella dell'anno scorso che, a un mese e mezzo dal referendum sulla Brexit, non farebbe altro che aumentare ulteriormente l'incertezza sui mercati.
E ancora una volta lo scontro tra i creditori di Atene si accende: l'Fmi chiede di mettere sul tavolo sin da domani la ristrutturazione del debito greco, ritenendo per altro irrealistico il raggiungimento del target di avanzo primario del 3,5% fissato dall'Ue per il 2018. E, quindi, la mancanza di credibilità delle misure di contingenza e del meccanismo per farle scattare, proposto invece da Atene con il sostegno della Commissione per aggirare e accontentare i «falchi» che vogliono rassicurazioni. Naturalmente guidati dalla Germania.
A gettare benzina sul fuoco, la lettera della direttrice del Fmi Christine Lagarde ai ministri dell'eurozona trapelata sul Financial Times. «Crediamo che le misure di contingenza, la ristrutturazione del debito e il rifinanziamento debbano ora essere discussi contemporaneamente». Senza contare che per l'istituzione di Washington, per dare il suo sostegno «è essenziale che il finanziamento e la ristrutturazione da parte dei partner europei della Grecia siano basati su target fiscali che siano realistici perchè sono sostenuti da misure credibili per raggiungerli». L'Fmi, insomma, continua a non credere né al raggiungimento del 3,5%, né che sia adeguato per l'economia del Paese, né nelle misure di contingenza.
La Commissione Ue, invece, fa sponda con Atene, ritenendo, come ha già ribadito più volte il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, che l'obiettivo dell'avanzo strutturale sia realistico e raggiungibile, a
differenza della valutazione del Fmi che lo dà all'1,5%, e che il meccanismo di contingenza, in linea con le esigenze costituzionali greche che non consentono di adottare misure in anticipo, sia una rassicurazione sufficiente.
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