Economia

Atlantia si appella all'Europa: "Messi a rischio dal governo"

"Perso l'investment grade perché è più facile revocare le concessioni". L'esecutivo: "L'iniziativa è inutile".

Atlantia si appella all'Europa: "Messi a rischio dal governo"

Atlantia si gioca la carta europea nella partita con il governo sulle concessioni autostradali dopo il crollo del Ponte Morandi che ha causato 43 vittime nell'agosto 2018 . A poco più di una settimana dalla scadenza del 30 giugno (data entro la quale il gestore potrebbe risolvere contrattualmente la Convenzione), il gruppo della famiglia Benetton che controlla Autostrade per l'Italia ha scritto una durissima lettera a Bruxelles denunciando il governo Conte di aver violato il diritto Ue per aver messo in atto azioni discriminatorie, per ragioni politiche, che stanno compromettendo la continuità aziendale del gruppo. Un affondo, anticipato dal Financial Times, che inasprisce la già difficile trattativa tra le parti e prospetta all'orizzonte una lunga e miliardaria disputa legale. Nella lettera di quattro pagine indirizzata al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, il 9 giugno scorso, il presidente Fabio Cerchiai e l'ad Carlo Bertazzo, accusano il decreto Milleproroghe di aver determinato la perdita, per Aspi e Atlantia, del loro investment grade status. «Tutte le agenzie hanno chiaramente indicato nelle loro comunicazioni al mercato che la causa del downgrade sono stati i cambiamenti regolatori introdotti dal governo italiano, con la modifica unilaterale e retroattiva dell'accordo di concessione vigente approvato nel 2008». Senza la nuova legge, il governo dovrebbe pagare 23 miliardi di euro di risarcimento per terminare le concessioni di Autostrade prima del 2038, rispetto agli attuali 7 miliardi.

La società (che ieri ha chiuso piatta in Borsa +0.03%) chiede poi che Bruxelles (che ha confermato la ricezione della lettera e ha fatto sapere che «risponderà a tempo debito») accenda un faro anche sul possibile ingresso dello Stato in Aspi. «Atlantia (socio di maggioranza con l'88,1%) ha proposto una possibile riduzione della sua quota, premesso però che sia perseguita attraverso una procedura trasparente, a eque condizioni di mercato, una volta raggiunto un accordo complessivo con il Governo italiano», spiega Atlantia accusando l'esecutivo di volerla «forzare a vendere a Cdp a un valore ridotto, creando un significativo danno a migliaia di investitori italiani e stranieri». Circa 10-11 miliardi di euro a livello di equity value, una valutazione lontana dai 14-15 miliardi pre-Morandi, secondo le ultime indiscrezioni.

Per chiudere il cerchio, i Benetton hanno poi denunciato di essere stati discriminati per non aver ottenuto «nonostante la drammatica perdita di ricavi (stimati in circa 1 miliardo nel 2020) a causa del Covid 19, la garanzia dello Stato» su un prestito da 1,25 miliardi.

Affondi rispediti al mittente dal viceministro delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri: «La questione riguarda esclusivamente le autorità italiane, scrivere lettere non serve a niente». Dietro le quinte, però, procederebbe il negoziato tra le parti.

Sul tavolo: taglio delle tariffe, un ingresso (ma in minoranza dello Stato) e la cancellazione del contestato articolo 35 del Milleproroghe.

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