Basta salvataggi a nostre spese

Basta salvataggi a nostre spese
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Due rapporti che fanno male alla nostra già zoppicante economia. L'Istat ha rivisto al rialzo il rapporto deficit/pil che da 1,9 passa a 2,3%; mentre quello fra debito e Pil da 131,5 è salito a 131,8%. La ragione dell'aumento dei due saldi è arrivata dalla quantificazione dell'impatto degli interventi statali di salvataggio dell'anno passato per quanto riguarda Monte dei Paschi di Siena e le banche venete.

Morale: gli interventi della mano pubblica nelle crisi strutturali non sono mai indolori. Anche se quando vengono promossi, gli artefici delle intemerate si guardano bene da raccontare ai cittadini gli effetti negativi. Insomma, si tratta di interventi dall'alto che passano sopra la nostra testa, ma lasciano il segno. E il contribuente ne sopporta i conti che non tornano (salati!). Curioso che un'azienda privata e quotata Intesa Sanpaolo a contratto eseguito, decide di rinunciare alla garanzia dello Stato sui titoli obbligazionari emessi da Popolare di Vicenza e Veneto Banca (integrate dopo il salvataggio), come si apprende da una nota di Ca' de Sass. Punto e non a capo. Perché siamo daccapo. È nell'aria una ricapitalizzazione di Mps; la banca fatica a risollevarsi soprattutto in quanto non gode di alcuna fiducia (ci mancherebbe!) nell'allocazione e gestione del risparmio. Sforzi che rischiano di essere infruttuosi e destinati di nuovo a incidere nei «saldi» prossimi. E siccome tutto si tiene insieme e aggroviglia la matassa, c'è poco da scherzare. In ordine sparso, le nostre spine: la reputazione sulla scena globale; la tenuta del debito pubblico; gli investimenti attrattivi. E, ovviamente, il sistema bancario.

Poi, quando sento che si vuole far entrare Cassa Depositi e Prestiti nell'agonizzante Mps allora mi allarmo. E che dire dell'intervento della «cassaforte» del Tesoro in Tim? Quasi mi arrendo. Ma quella è un'altra storia. Ne parleremo.

www.pompeolocatelli.it

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