Dopo le bacchettate di Mario Draghi, la Germania prende e porta a casa anche la sconfitta su uno dei chiodi fissi del suo collerico ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble: l'imposizione di un tetto ai titoli di Stato in pancia alle banche. È infatti andato a vuoto, ieri all'Ecofin, il tentativo di Berlino di imporre un'accelerazione a quello che, assieme a quello dei migranti, è il dossier più altamente infiammabile all'interno dell'Unione, il tema spinoso su cui emergono a tutto tondo le spaccature. Tredici ministri, tra cui Pier Carlo Padoan, si sono opposti alla forzatura tedesca (che godeva dell'appoggio di Finlandia e Olanda e anche di quello al di fuori di Eurolandia della Svezia) e si sono dichiarati a favore del mantenimento della discussione a livello del Comitato di Basilea. Una prevalente linea prudente spiegabile facilmente: assegnare un rischio al debito sovrano nei bilanci bancari comporterebbe il riprezzamento di tutti gli asset e anche, secondo alcuni, un rischio molto alto di destabilizzazione sistemica.
Nelle ore che hanno preceduto la riunione di Amsterdam, il premier Matteo Renzi era stato infatti esplicito sulla posizione dell'Italia: «Non c'è alcuna possibilità che il Paese accetti un percorso sui titoli di Stato senza una strategia complessiva». Così, nella capitale olandese, Padoan si è messo al lavoro per impedire un colpo di mano che portasse verso le misure caldeggiate dalla Germania, ma pesantissime per i nostri istituti che detengono circa 400 miliardi tra Btp, Bot e Cct. E nel documento articolato su cinque opzioni possibili, compresa l'ipotesi del plafond massimo, che il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha sottoposto ieri ai ministri finanziari, c'era un elemento considerato inaccettabile dall'l'Italia: che una decisione su una qualche limitazione vada presa. Ancor più da respingere perchè l'idea di fondo è quella di subordinare il varo del fondo unico sui depositi (idea osteggiata da Berlino) all'adozione della nuova «impalcatura» sui bond custoditi nei caveau bancari. Su questo punto, Dijsselbloem è stato chiaro: «Serve un sistema comune di assicurazione sui depositi, e servono progressi sulla considerazione dei rischi sovrani, del peso che i titoli di Stato devono avere sui bilanci delle banche: vogliamo che le banche siano solide».
Di sicuro, è che anche la Bce guarda al dossier con una certa preoccupazione per i riflessi sulla stabilità nei mercati. Inoltre, Draghi non vuole che le banche del vecchio continente si trovino svantaggiate rispetto a quanto viene stabilito nelle altre aree del mondo. Se passasse l'ipotesi di introdurre un massimo del 25% di possesso di bond sovrani in rapporto al capitale proprio, sul mercato si riverserebbero qualcosa come 1.
600 miliardi di euro di titoli e si creerebbero buchi patrimoniali nell'ordine di 6mila miliardi. Un rischio insostenibile per il sistema bancario italiano, già alle prese con la difficile gestione dei crediti in sofferenza.RPar
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