Mario Monti cerca di blindare il suo governo anche a Bruxelles. Sul bilancio europeo 2014-2020, per cui è comunque attesa una nuova bozza, non intende accettare sconfitte al Consiglio Ue di Bruxelles. Il governo è determinato a mettersi di traverso se il compromesso dovesse risultare «inaccettabile» perché «l'Italia finora è stata sproporzionatamente penalizzata». Soprattutto in materia di fondi di coesione e di agricoltura: l'Italia rischia 4,5 miliardi di risorse per il settore primario e ben il 20% di quelli destinati alle Regioni più povere, cioè al Mezzogiorno. Ma raggiungere un'intesa non sarà facile, anche per questo motivo si tratta a oltranza nella capitale belga. I problemi principali vengono dalla Gran Bretagna che ritiene insufficienti i tagli di 80 miliardi apportati al budget comunitario. Il premier David Cameron, inoltre, non vuole perdere lo «sconto» sui contributi al bilancio Ue ottenuto da Margareth Thatcher. Fanno asse con Londra gli «eurofalchi», cioè Olanda, Finlandia e Svezia che sostengono la necessità di un'austerity estesa a tutti i livelli politici e non solo alla Grecia.
Mario Monti cercherà di ricordare ai partner che l'Italia - come Francia e Germania - è un contributore netto (cioè versa alle casse comuni molto più di quanto non ottenga: nel 2011 il saldo negativo è stato di 5,9 miliardi nonostante la crisi da spread). «Avremo nei confronti dell'Europa lo stesso rigore che stiamo dimostrando nei confronti di noi stessi», ha ribadito il premier pur astenendosi dal pronunciare la parola veto. La situazione non è così delicata come a giugno quando fu istituito lo «scudo salva-Stati», ma è comunque drammatica.
Roma, in questo caso, può contare sull'appoggio di Madrid, sul presidente francese François Hollande e, stranamente, sulla «rigorosa» Austria. L'ago della bilancia resta Frau Merkel che dovrà tirarsi fuori dall'ennesimo cul-de-sac.
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