È corsa all'oro sui mercati internazionali, mentre aumenta l'incertezza tra crisi governative, guerre commerciali e scontri valutari che passano dall'indebolimento delle valute di riferimento mondiali per aumentare l'attrattività delle esportazioni nazionali. E, in momenti come questi, non ci sono criptovalute, orologi o vini rari che tengano: i lingotti continuano a essere il bene rifugio prediletto dagli investitori, una riserva di valore che protegge dai rischi sistemici oltre a essere il bene più commerciabile al mondo.
Nell'ultimo mese le ricerche su Google di parole chiave legate ai prezzi dell'oro sono raddoppiate e le quotazioni del metallo prezioso hanno preso il volo, macinando record su record. Venerdì scorso il fixing si è attestato a 1.497 dollari l'oncia, ma nel corso della seduta, è stato toccato un massimo di 1.507 dollari, oltre il 40% in più dei livelli di inizio 2019 e sui massimi degli ultimi sei anni. Se poi si tiene conto dei prezzi in euro, manca davvero poco al record storico raggiunto nel 2012 a 1.385 euro l'oncia (oggi l'oro tratta torno ai 1.346 euro l'oncia). E per gli esperti si tratta di un prezzo destinato a salire.
C'è, infatti, chi come Giacomo Andreoli, ad di Confinvest, società market dealer di oro fisico da investimento, autorizzata dalla Banca d'Italia, pensa che l'oro «nel lungo termine» possa anche superare i 5.000 dollari l'oncia. Giova qui ricordare che l'acquisto diretto di monete auree o lingotti è uno dei modi a disposizione degli investitori per scommettere sul biondo metallo, insieme a quello di sottoscrivere i fondi o gli etf specializzati.
Tornando alle quotazioni, «gli obiettivi che vedo nell'immediato sono di 1.550-1.600 dollari l'oncia. Dopodiché potrà esserci un consolidamento per poi partire entro i prossimi 12-18 mesi ad aggredire i massimi storici di 1.900 dollari», spiega Andreoli.
Guardando invece al lungo termine, se l'oro arrivasse «a 5mila dollari non sarebbe altro che la conseguenza delle politiche monetarie iper-espansive che non accennano a fermarsi», chiarisce poi Andreoli, che il primo agosto ha festeggiato la quotazione di Confinvest sull'Aim di Piazza Affari.
Sia per quanto riguarda la Fed sia per quanto riguarda la Bce, infatti, gli esperti puntano su ulteriori riduzioni dei tassi di interesse e su politiche di stimolo, che andranno a vantaggio delle quotazioni dell'oro.
In questo scenario, caratterizzato da un'elevata probabilità di un nuovo «allentamento monetario aggressivo da parte delle banche centrali» non ancora pienamente prezzato dai mercati, Peter Kinsella, capo delle strategie Forex di Union Bancaire Privée, vede il prossimo obiettivo per l'oro a 1.600 dollari.
Stesso target per Giovanni Cuniberti, responsabile consulenza fee only Gamma Capital Markets, secondo cui «i timori di una possibile recessione globale inducono le «mani forti» che comandano i listini a proteggere i portafogli, comprando il bene rifugio per eccellenza». Lo scenario rialzista, prosegue, «potrebbe raffreddarsi definitivamente solo sotto 1.350 dollari o con forte intervento delle banche centrali».
Non solo.
Come sottolinea Andreoli, l'oro fisico sta tornando a essere considerato «riserva strategica a supporto delle politiche monetarie dei principali Paesi del Mondo». A iniziare da Cina e Russia che «stanno vendendo dollari e titoli di Stato americani e comprando oro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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