Le Borse respirano, alla Bce si litiga

Milano recupera il 3,5%, Wall Street in rally, spread a 162. Alla Bce si litiga: Weidmann attacca Draghi sull'acquisto di Abs

Le Borse respirano, alla Bce si litiga

Atteso invano giovedì, il rimbalzo dei mercati è arrivato ieri, al termine di una settimana travagliata, scandita da momenti di vero e proprio panic selling. L'ipotesi ventilata da James Bullard, noto falco della Federal Reserve, di un time out nell'azione che da mesi sta prosciugando gli stimoli valutari, ha funzionato meglio del Prozac: via la cappa di depressione che pesava sulle Borse a causa della frenata globale dell'economia, cancellato l'incubo Ebola, rimossi i guai greci, riportate a più miti consigli le bizze da rollercoster degli spread. È un mondo perfetto, per gli speculatori; un po' meno per chi è rimasto sotto le macerie del mercoledì nero.

Il potere taumaturgico della Fed ne esce intatto, seppur manchi la conferma più autorevole sull'effettiva intenzione di spegnere i motori del tapering . A Boston per un discorso, Janet Yellen ha infatti evitato ieri ogni riferimento alla politica monetaria, preferendo mettere l'accento sull'allargamento crescente della forbice salariale e di ricchezza nella società americana. Un richiamo, forse preludio di futuri interventi correttivi, che Wall Street sembra non aver colto (+1,9% alle ore 20 in Italia), coccolandosi con le sorprendenti (in positivo) trimestrali di General Electric e Morgan Stanley e con la fiducia dei consumatori balzata ai più alti livelli da sette anni.

Forti della stampella offerta da New York, le Borse europee hanno quindi pigiato sul pedale degli acquisti, resi piuttosto agevoli dalle perdite a doppia cifra accumulate da alcuni titoli durante i giorni di bufera. Perfino Atene, l'epicentro del terremoto finanziario di questi giorni, è riuscita a recuperare oltre il 7% dopo il terrificante -13% incassato a partire da martedì scorso. Come acqua sulla pietra è scivolato via l'annuncio del premier, Antonis Samaras, di negoziati in corso per ottenere una linea di credito cautelativa con il Fondo monetario internazionale. Quattrini che potrebbero servire per sganciare il Paese dal programma della troika. Depotenziata la mina ellenica, Milano ha avuto buon gioco per recuperare il 3,42%, senza però colmare la voragine scavata tra mercoledì e giovedì. Ciò vale soprattutto per il settore bancario, nonostante il +5,10% di ieri grazie anche allo sgonfiarsi del differenziale di rendimento tra Btp e Bund, sceso a 162 punti. Un buon viatico in vista del collocamento, tra il 20 e il 23 ottobre prossimi, del Btp Italia a un tasso annuo minimo garantito dell'1,15%.

Quasi tutto bene, se non fosse il rumore di fondo che arriva dalla Bce, dove la Germania sta alzando il livello di scontro con Mario Draghi. Da Jens Weidmann, capo della Bundesbank, è arrivata l'ennesima bocciatura al programma di acquisto di Abs: suggerisce «lo spostamento da programmi mirati a facilitare il credito verso una filosofia di quantitative easing» e «trasferisce i rischi dalle banche ai contribuenti». Sugli Abs il duello va avanti da mesi, ma la frattura è diventata insanabile a settembre, quando Weidmann fu avvisato all'ultimo momento dell'intenzione di Draghi di mettere ai voti il piano sugli asset-backed. L'ex governatore di Bankitalia va comunque avanti per la sua strada: lunedì inizieranno gli acquisti di covered bond.

Ma l'alta tensione all'Eurotower è palpabile: il New York Times è venuto in possesso dei verbali secretati sulla crisi di Cipro dai quali emerge il profondo disaccordo di Germania, Francia e Paesi Bassi sulla manovra che avrebbe evitato il collasso dell'isola. La Bce ha precisato in una nota che l'istituto ha approvato «con pieno consenso» l'intervento cipriota. Resta una domanda: chi ha permesso a simili documenti di uscire allo scoperto? Un indiziato c'è: è la Germania.

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