Caltagirone scalda Generali: "Il nuovo cda nasce vecchio"

"È espressione di un mondo di tre anni fa. Ingiusto che un grande socio non sia presente". Riferimento a Benetton

Caltagirone scalda Generali: "Il nuovo cda nasce vecchio"

Il vecchio cda delle Generali è stato «quasi interamente riproposto» ma «è l'espressione di un mondo di tre anni fa. Nel frattempo si è affacciato un nuovo grande azionista ed è un peccato che non sia rappresentato, forse è anche ingiusto». Ci ha pensato Francesco Gaetano Caltagirone a margine dell'assemblea della Caltagirone spa, a mettere un po' di pepe sulla vigilia dell'assemblea del Leone che il 7 maggio si riunirà a Trieste. Riferendosi indirettamente alla posizione acquisita in Generali dalla holding dei Benetton, Edizione, salita un anno fa sopra il 3% e ormai prossima, secondo indiscrezioni, al 4% del capitale.

Le parole dell'imprenditore romano, che si è comunque dichiarato «soddisfatto» per la gestione del gruppo assicurativo, fanno rumore perchè arrivano a poche settimane dall'appuntamento annuale che è un momento di confronto anche per il parterre dei soci di peso della compagnia assicurativa. Quest'anno in particolare, visto che sul tavolo c'è il rinnovo del board per i prossimi tre anni e soprattutto dopo che negli ultimi mesi Caltagirone ha superato di una frazione la soglia del 5%, tallonato da Leonardo Del Vecchio, anch'egli intorno a quella quota dichiarata come obiettivo. In tutto, il fronte dei soci privati detiene quasi un 17% delle Generali che, se si aggiunge la quota di Piazzetta Cuccia, sfiora il 30 per cento. Uno scenario diverso, appunto, rispetto a tre anni fa.

La frecciata di Caltagirone non sembra, però, rispecchiare le intenzioni - o eventuali mal di pancia - dei Benetton che non chiedono poltrone dentro al consiglio considerando la partecipazione, seppur di lungo termine, prettamente finanziaria. Senza dimenticare che la famiglia di Ponzano Veneto è anche nel capitale di Mediobanca, primo socio delle Generali con il 13%. L'istituto guidato da Alberto Nagel, che non ha obbligo né fretta di vendere il 3% e scendere al 10%, ha presentato come da tradizione la lista di maggioranza per il nuovo cda del Leone avvalendosi del cacciatore di teste Spencer Stuart e rispettando le regole su cui vigila Consob, che escludono che vi possano essere riunioni collettive tra soci, altrimenti sussisterebbe un «concerto» che dovrebbe essere codificato in un patto di consultazione da rendere pubblico al mercato.

L'elenco di candidati presentata da Mediobanca rappresenta inoltre una sorta di sintesi di tutti i principali azionisti della compagnia in continuità rispetto al passato così come auspicato dallo stesso board uscente. È stato, infatti, confermato il tandem al comando Philippe Donnet-Gabriele Galateri dopo le modifiche allo statuto, rimuovendo i tetti di età previsti per le cariche di consigliere (77 anni), amministratore delegato (65 anni) e presidente (70) rendendo così praticabile la riconferma di Galateri.

L'irritazione di Caltagirone non sembra, infine, aver contagiato Lorenzo Pellicioli che siede nel cda del Leone in rappresentanza del gruppo De Agostini. Interpellato a margine dell'assemblea di Dea Capital su eventuali interlocuzioni con Caltagirone e la Delfin di Del Vecchio, Pellicioli ha riposto che «non c'è stato alcun contatto».

Negando anche di aver mai pensato a un patto su Generali dei grandi soci italiani, extra-Mediobanca («Sicuramente noi no»). La quota di De Agostni in Generali è all'1,7% circa e, ha detto Pelliccioli, «non è prevista nessuna variazione né in un senso, né nell'altro».

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