Economia

La Cina blocca i porti, crisi in arrivo

Hsbc avverte: "Possibile choc nella catena di approvvigionamento mondiale"

La Cina blocca i porti, crisi in arrivo

Anche a rischio di passare per profeti di sventura, gli economisti di Hsbc mettono tutti sull'avviso: l'economia mondiale rischia la madre di tutti gli choc nella catena di approvvigionamenti. Pare di ripassare le pagine più nere dell'era-Covid, con un salto all'indietro di due anni. Perché il pericolo arriva ancora dalla Cina. Il pugno di ferro con cui Pechino sta fronteggiando la diffusione di Omicron non è un pasto gratis: dalla clausura domestica si esce assoggettandosi, con cadenza frequente, ai test obbligatori. E il peggio deve ancora arrivare sotto forma di un moltiplicarsi di lockdown e di quarantene, a sentire Deustche Bank. Anche per convincere quel 20% di cinesi non ancora vaccinati. Di fatto, le imprese cominciano ad avere il fiato corto e a temere che siano ormai come una foto ingiallita i seimila miliardi di dollari grazie ai quali sono lievitati l'anno scorso gli scambi di merci con l'estero (+1.400 miliardi sul 2020), permettendo un avanzo commerciale record di 676 miliardi (+30%).

Cifre da come eravamo difficilmente replicabili se la ripresa subirà un forte rallentamento. Le avvisaglie ci sono tutte. Nelle aree portuali, la rampa di lancio da cui il Dragone guidato da Xi Jinping esporta ovunque il made in China, il barometro già segna burrasca. A Ningbo, uno dei maggiori hub marittimi, si sono già verificate chiusure di fabbriche e blocchi nelle forniture di gas. A causa del movimento a tartaruga delle merci nei porti più trafficati, come quello di Tianjin (è la città in cui è stato riscontrato il primo focolaio dell'ultima variante), gli spedizionieri cercano sbocchi altrove, dirottando le forniture su Shangai. Ed è proprio lì che si stanno creando nuovi colli di bottiglia dopo quelli - spaventosi - della scorsa estate che avevano provocato un intasamento senza precedenti di navi portacontainer davanti alle coste californiane. Già ora, i ritardi nelle consegne verso l'Europa e gli Usa di una settimana sembrano i prodromi di quel fortissimo choc nella catena logistica previsto da Hsbc. Il punto di non ritorno verrebbe superato se la diffusione di Omicron causasse un'interruzione della produzione cinese. «Stop temporanei, ma estremamente dirompenti nei prossimi mesi», sottolineano gli esperti del colosso bancario. Alcune aziende corrono ai ripari cercando strutture di produzione alternative, ma dopo i produttori di chip nella città di Xi'an ad alzare bandiera bianca potrebbero ora essere i centri dedicati all'elettronica di Henan e Guangdon, con un possibile impatto sulle forniture di iPhone. Un déjà vu.

Così, a fronte di un peggioramento della situazione in Cina, le banche centrali potrebbero essere costrette a cambiare strategia. In particolare la Fed, che ha in canna tre-quattro rialzi dei tassi per il 2022. Anche se l'ad di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, va controcorrente non escludendo sei-sette strette quest'anno.

Una mazzata per l'America.

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