Controffensiva cinese all'inatteso decollo (dal 10 al 25%) dei dazi voluto da Donald Trump su 200 miliardi di articoli made in China e scattato venerdì scorso. Dal primo giugno il Dragone farà partire un piano di aumenti tariffari fino al 25% su 60 miliardi di importazioni Usa. L'inasprirsi della tensione ha gettato il panico sui listini: Milano ha perso l'1,3% e Francoforte l'1,6% ma peggio è andata a Wall Street dove ieri alle ore 20 italiane, il Dow Jones cedeva il 2,5% e il Nasdaq il 3,3%.
Tornando ai dazi, tra i 2.493 articoli soggetti a una tassazione al 25% ci sono il gas naturale liquefatto, il miele, il caffè, la carne, frutta e verdura, le attrezzature industriali e i mobili. Saranno invece tassati 20% oltre 1.073 merci tra cui i fertilizzanti, il dentifricio la carta e i generatori. Non mancano altri 974 prodotti tassati al 10 per cento. Lo si legge sul sito web del ministero delle Finanze dell'ex Celeste Impero, mentre Geng Shuang, portavoce del dicastero degli Esteri ha dichiarato «siamo in grado di salvaguardare i nostri diritti legittimi e i nostri interessi. Speriamo comunque che gli Usa decidano di incontrare la Cina a metà strada».
La risposa della Casa Bianca non appare conciliante. Trump infatti, con una serie di cinguettii, ha mandato a Pechino un chiaro avvertimento: «In caso di ritorsioni cinesi sarà ancora peggio», tanto più che «la Cina si è approfittata per anni degli Usa». Sull'ex Celeste Impero pende la minaccia di un nuovo round di dazi su 325 miliardi di merci. «Ho detto in modo molto chiaro al presidente Xi che la Cina sarebbe stata colpita duramente in caso di mancato accordo commerciale. Le aziende saranno costrette a lasciare il Paese perché produrre in Cina diventerà troppo costoso», ha aggiunto Trump, ricordando come Pechino si sia sfilata dalle trattative a patto quasi raggiunto. Il presidente Usa ha poi ricordato ai consumatori americani il mantra Buy American, così da «evitare l'effetto dei dazi».
La guerra commerciale Usa-Cina è iniziata nel marzo 2018, quando Trump ha annunciato un piano di dazi al 25% su 50 miliardi di articoli made in China, a cui Pechino aveva risposto con una lista di uguale valore. Nonostante l'escalation della tensione, Washington e Pechino avevano tentato una negoziazione, fino alla rottura avvenuta la scorsa settimana.
Se le parti non torneranno al tavolo delle trattative per proseguire col metodo «occhio per occhio», potrebbe innescarsi una spirale pericolosa. L'arma degli Usa, che importano dalla Cina cinque volte tanto le merci esportate, sono i dazi.
Mentre Pechino, come ha cinguettato Hu Xijin, direttore del Global Times (tra le voci del Partito Comunista Cinese) «potrebbe bloccare gli acquisti di prodotti agricoli, energia e ridurre gli ordini di Boeing». Senza contare l'arma finale per Pechino di scaricare i 1.123 miliardi di debito pubblico Usa che custodisce nelle sue casse.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.