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Club Med ancora in rosso Bonomi alla resa dei conti

Lunedì ultima chiamata per i cinesi di Fosun Gli analisti: «Perdite peggiori delle attese»

Club Med ancora in rosso Bonomi alla resa dei conti

Tutta colpa della guerra a colpi d'Opa, tra Andrea Bonomi (al 18,89% del capitale, ma con il 17% dei diritti di voto) e i cinesi di Fosun (al 18,3% del capitale ma con il 24,4% dei diritti di voto), che da mesi ha fatto di Club Med una magnifica preda penalizzandone tuttavia i conti. O, almeno, questo è quanto sostento dal colosso del turismo francese.

Club Med, infatti, ha chiuso l'esercizio 2013/2014 in profondo rosso con 9 milioni di perdite nette (rispetto all'utile di 28 milioni atteso dal consenso Bloomberg ), un ebitda di 118 milioni (dai 124 attesi) e vendite per 1,3 miliardi (dagli 1,4 stimati), travolto dalle crescenti spese di consulenza (3 milioni nel 2014 e altrettanti nel 2013), dal ritardo nei progetti di sviluppo subito a causa dell'incertezza sul futuro gruppo e, infine, dai costi della pesante ristrutturazione in corso che ha portato il gruppo all'uscita da numerosi villaggi non più strategici. Il ritorno all'utile è comunque previsto nel 2015 sempre che «il contesto non peggiori». «Risultati scarsi come previsto», titola un report di Oddo che tuttavia sottolinea come le perdite siano state decisamente peggiori delle attese.

Nonostante i deludenti dati di bilancio, il titolo comunque ha mantenuto la rotta e ha chiuso la seduta a 23,9 euro (+0,6%). L'arcano è presto spiegato: il mercato punta a una nuova guerra di rilanci fermi attualmente a 23 euro per la Global Resorts, il veicolo guidato da Bonomi, e a 22 per Gallion Invest II-Fidelidade, la cordata capitanata da Fosun che aveva dato il via alle danze nell'estate del 2013 con un'offerta a 17,5 euro per azione. Fosun ha tempo fino alle ore 18 dell'1 dicembre per ritoccare al rialzo la propria offerta. La partita, quindi, è tutt'altro che chiusa.

Ma chiunque tra Bonomi e Fosun vinca la battaglia, si troverà di fronte a un dilemma: proseguire con la strategia di un posizionamento verso l'alto di gamma e l'internazionalizzazione portata avanti nell'ultimo decennio dal presidente Henri Giscard d'Estaing, e pienamente appoggiata dagli azionisti cinesi, o voltare pagina mantenendo anche un'ampia base di villaggi per famiglie (a 3 tridenti) come sostenuto dall'investitore italiano. Si consideri che dal 2007 le vendite sono calate del 20% e che il gruppo, negli ultimi otto anni, ha chiuso in rosso ben sei esercizi.

«In questo scenario di mercato suggerirei a Club Med un ritorno alle origini che punti sullo storico brand e sui villaggi per famiglie per riguadagnare le quote di mercato perse nel tempo più che sull'alto di gamma puro, oltre che sulle destinazioni di corto raggio e sul glamping, il camping di livello elevato dove l'offerta è ancora scarsa e la domanda soprattutto dai Paesi del Nord Europa molto elevata», sostiene Massimo Feruzzi (Jfc tourism&management).

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