La due giorni organizzata dal Centro Studi Confindustria, che inizia oggi a Parma, cade in contemporanea con la scadenza del presidente. È dunque l'ultimo grande appuntamento associativo pubblico per il leader uscente, Giorgio Squinzi. Occasione per congedarsi, ma anche per misurare la temperatura dei rapporti interni e con il governo. Soprattutto dopo la divisiva votazione che, nel consiglio generale del 31 marzo, ha indicato come prossimo presidente Vincenzo Boccia per soli 9 voti sul rivale Alberto Vacchi: 100 contro 91 e un astenuto.
Per questo, il tema del convegno («Imprenditori, i geni dello sviluppo», per un dibattito sull'identità degli imprenditori italiani) farà da contorno a incontri riservati e capannelli vari concentrati su un'altra questione: come si potrà comporre la frattura tra gli industriali? O, più prosaicamente: chi saranno i sei vicepresidenti con i quali ricostruire l'unità ed evitare incidenti? Il clima già bollente si è poi riscaldato alla vigilia dopo la lettura dell'editoriale del Corriere della Sera di ieri, nel quale Paolo Mieli ha fortemente richiamato l'associazione e il suo presidente sul tema delle infiltrazioni mafiose, che riguardano il leader di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, indagato per concorso esterno. Qualcuno tra i più dietrologi ha pensato a un attacco mirato, magari connesso con l'ira di Luca Cordero di Montezemolo, grande sostenitore di Vacchi, al quale viene addirittura attribuito un tentativo di annullare la designazione di Boccia lavorando per condurre l'assemblea privata del prossimo 25 maggio, quella che dovrà effettivamente eleggere il presidente, a un voto contrario. Il punto è che la riforma Pesenti del sistema elettorale ha accentuato la diversa composizione di teste e pesi associativi tra i 198 votanti del consiglio generale, che hanno scelto Boccia con esile maggioranza e gli oltre 1.200 dell'assemblea generale. Dove Vacchi aveva addirittura il vantaggio dei consensi.
Per evitare sorprese sono in corso trattative con le quali Boccia offrirà alcune vicepresidenze all'elettorato «vacchiano». Posto che con la riforma le vicepresidenze da «chiamare» sono solo sei e sono molto più ricche di deleghe e di contenuti rispetto al passato, si tratta di poltrone di grande peso. Una di queste è stata offerta ad Assolombarda, l'associazione italiana più pesante in termini di voti, il cui presidente Gianfelice Rocca era il primo elettore di Vacchi. Rocca presenterà una terna di papabili. La seconda andrebbe all'Emilia Romagna, regione di Vacchi (presidente a Bologna), che potrebbe designare il leader di Federmeccanica Fabio Storchi. La terza andrebbe al presidente del Lazio Maurizio Stirpe, che nella tenzone sosteneva Aurelio Regina, poi ritiratosi per schierarsi con Vacchi.
Le altre vicepresidenze andrebbero ad
altrettanti proconsoli di Boccia decisivi per la sua elezione: il presidente di Torino, Licia Mattioli, quello di Treviso, Giulio Pedrollo, e la toscana Antonella Mansi, che verrebbe confermata nella carica che già occupa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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