«Ricordiamoci sempre che il mercato non è un'entità astratta ma il mercato siamo noi». Mario Nava ha chiuso con queste parole la sua prima relazione da presidente della Consob di cui ha preso il timone da quasi due mesi. Gran parte dei quaranta minuti di discorso tenuto davanti alla comunità finanziaria riunita in Borsa sono serviti per spiegare la doppia sfida che lo attende: rilanciare la Commissione, facendone rispettare l'indipendenza dalla politica, e rilanciare il mercato aiutandolo ad essere un posto dove i risparmiatori si sentono di nuovo sicuri. Cancellare l'immagine della Borsa come quella di un casinò, o di un marciapiede dove il primo che passa può tenere banco con il gioco delle tre carte. Ma anche far capire a chi va sul mercato deve essere consapevole che la tutela del risparmio non azzera i rischi.
La missione è ambiziosa, se si guarda indietro alla Commissione parlamentare sulle banche che ha riconosciuto ieri lo stesso Nava, «ha svolto egregiamente il compito di testare il sistema: avessimo scelto Egon Zehnder non avrebbe fatto di meglio. E sarebbe costata assai». Certo, nella relazione Nava ha fatto cenno anche delle «criticità interne» emerse dalle audizioni a Palazzo San Macuto, e ha sottolineato il «cambio di passo» necessario nelle relazioni con Bankitalia che ha portato all'accordo siglato venerdì tra le due autorità. Ma la missione è complicata anche perché l'attuale livello di educazione finanziaria dei risparmiatori è basso: «Il 40% delle persone non sa valutare le proprie conoscenze finanziarie, e la ricerca economica dimostra che non c'è peggior investitore di colui che non sa di non sapere; il 50% è a disagio con la finanza e il 50%, non necessariamente lo stesso, non è interessato», ha spiegato il presidente di Consob nella sua relazione.
Il risultato «è un quadro di percezioni soggettive, che riducono la qualità delle scelte, e di emotività e sfiducia, che riducono la partecipazione al mercato finanziario», ha aggiunto ricordando anche che «la maggior parte degli italiani non ha un piano finanziario, né legge l'informativa finanziaria e quasi il 40% investe senza comprendere». Insomma, dice Nava, bisogna riconquistare la fiducia dopo i marosi delle crisi bancarie ma anche ricordare sempre ai risparmiatori che la regola numero uno in finanza è «no risk no return». Ovvero, se non c'è rischio, non ci può essere rendimento. E «non c'è peggiore investitore di quello che non sa di non sapere», ha anche detto il presidente della Commissione.
In generale, il leitmotiv della Consob di Nava sarà la «vigilanza proattiva», che «vuole anticipare e orientare», non una vigilanza solo formale o sanzionatoria. In piena indipendenza, il cui rispetto insieme a quello dei «delicati meccanismi di mercato da parte di tutti gli operatori di mercato e di tutti i decisori politici, è essenziale per la stabilità e la prosperità economica del Paese», ha sottolineato ieri il nuovo Garante della Borsa. Che punta a ribaltare i numeri attuali: l'Italia è la nona (o l'ottava, in altalena col Brasile) economia al mondo in termini di prodotto ma solo la diciassettesima in termini di piazza finanziaria. Non solo. La capitalizzazione della Borsa rispetto al Pil è circa metà di quella tedesca e dell'area euro.
E dipende fortemente dai titoli finanziari - soprattutto banche - che pesano sulla capitalizzazione di Borsa il triplo di quanto pesano sul Pil, mentre il numero delle grandi imprese quotate è ancora esiguo. «Chiuderemo questo divario», ha quindi promesso il nuovo presidente. Perchè «i mercati finanziari devono essere al servizio dell'economia reale».
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