Economia

È scattata la "caccia del Fisco": cosa sta succedendo

Guardia di Finanza ed Agenzia delle Entrate collaborano a tutto campo per bloccare l'evasione fiscale: dalle indebite compensazioni alla compliance, ecco tutti i controlli

È scattata la "caccia del Fisco": cosa sta succedendo

Fisco e Guardia di Finanza a tutto campo: dai falsi crediti alla compliance ("invito" a sistemare infrazioni evidenziate dall'Agenzia delle Entrate), dalla fuga di capitali all'estero al commercio elettronico, hanno unito le forze per un controllo congiunto su tante situazioni che portano all'evasione fiscale.

Dove puntano le analisi

L'amministrazione finanziaria si è concentrata sempre più sui contribuenti ad alta pericolosità fiscale soprattutto verso le frodi, l'utilizzo indebito di crediti d'imposta (come il bonus per ricerca e sviluppo) e altre agevolazioni come quelle per fronteggiare il Covid. "Queste analisi di rischio, condotte a livello centrale, consentono alle unità operative sul territorio di orientare l'attività in modo 'chirurgico' e con modalità istruttorie adeguatamente calibrate al profilo di rischio dei contribuenti selezionati", afferma Giuseppe Arbore, capo del III reparto Operazioni del Comando generale delle Fiamme gialle, al Sole24Ore. "Non di rado, costituiscono l'input anche per indagini di polizia giudiziaria riguardanti non solo i reati tributari ma anche altri fenomeni di illegalità collegati, come il riciclaggio e l'indebita percezione di finanziamenti pubblici".

Le indebite compensazioni

L'indebita compensazione è un reato previsto dall'ordinamento penale italiano, che si configura quando il contribuente utilizza in compensazione dei crediti d'imposta inesistenti o non spettanti, per un importo superiore ai 50mila euro annui. Un primo filone di analisi ha riguardato l'utilizzo in compensazione di debiti tributari e previdenziali con crediti d'imposta inesistenti a seguito di atti di accollo del debito. Per arginare gli illeciti, il Fisco ha vietato la compensazione intersoggettiva dei crediti tributari tramite l'accollo decidendo che i versamenti effettuati violando questa previsione normativa si considerano non avvenuti a tutti gli effetti di legge. E poi, tutte le compensazioni dei crediti maturati dal periodo d'imposta al 31 dicembre 2019 devono transitare obbligatoriamente sui canali telematici gestiti dall'Agenzia: in questo modo è stato bloccato un flusso di denaro di oltre 1,2 miliardi di euro di crediti fittizi. In questo modo, il settore contrasto illeciti dell'Agenzia ha realizzato con la GdF un'analisi di rischio sui contribuenti che hanno utilizzato in compensazione crediti d'imposta per ricerca e sviluppo nei periodi d'imposta dal 2016 al 2021 che risultano con indici di anomalia.

L'e-commerce sotto il mirino

Nel mirino di GdF e Fisco è finito anche il boom registrato dal commercio online nel pieno della pandemia: l'incrocio dei dati commerciali comunicati all'Agenzia sui fornitori per i soggetti passivi (residenti o meno), che gestiscono interfacce elettroniche che facilitano le vendite a distanza di beni importati o di beni nell'Ue tra fornitori e acquirenti, insieme ad altri dati acquisiti dalle Fiamme gialle dai principali gestori delle piattaforme, ha consentito di avviare un'analisi di rischio rivolta sia ai soggetti passivi residenti che ai contribuenti che si sono identificati in Italia.

Lettere di compliance

Prima di scendere nel dettaglio, spieghiamo che l’Agenzia delle Entrate usa il termine compliance per definire gli inviti bonari a controdedurre in via non contenziosa ad eventuali infrazioni evidenziate dall’Agenzia stessa o a pagare il dovuto con sanzioni ridotte. In questo senso, molta attenzione ai contribuenti che non hanno risposto al richiamo del Fisco sui redditi esteri o sui dati della fatturazione elettronica obbligatoria e dei corrispettivi telematici. Infine, oltre alla lotta all'evasione c'è anche la tutela della spesa pubblica: con un protocollo d'intesa sottoscritto nel novembre 2020, sono state sviluppate analisi del rischio mirate sul diritto di accesso ai contributi a fondo perduto erogati con i provvedimenti emergenziali.

I criteri di rischio si riferiscono alla verifica della condizione dei ricavi (se prevista), della corretta indicazione della percentuale del contributo in base alla dimensione del richiedente, della congruità dell'importo delle operazioni 2019 e 2020, della ricorrenza dei firmatari e della presenza di eventuali indici di frode fiscale a loro carico.

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