Ingegnere gestionale, ex ad del porto turistico di Ferragamo (Toscana), Enrico Bertacchi (nella foto) è il numero uno di Marine Partners (gestione porti turistici) con attività a Marina di Loano, Marina dei Cesari (Fano) e recenti consulenze per Yccs Marina Virgin Gorda e in Brasile. «Stiamo anche collaborando alla start up di tre marina in Sicilia», dice Bertacchi, che è anche membro del consiglio di Assomarinas. E aggiunge: «Viviamo sulla nostra pelle le vicissitudini del mondo della nautica, per sopravvivere dobbiamo inventarci sempre nuove azioni commerciali. La criticità è scattata nell'agosto 2011: più si parlava di spread e meno barche arrivavano. Negli anni '90 il professionista poteva permettersi una barca di 10-12 metri, negli anni Duemila una barca di 16-18 metri. Oggi gli stessi signori sono tornati alle barche di 10-12 metri. E tutto questo ha portato a una sostanziale trasformazione del piano degli ormeggi».
Poi è arrivato l'effetto Monti. «Devastante - secondo Bertacchi -: ci ha messi in ginocchio con la grande fuga in Croazia, Francia, Turchia. Grazie al lavoro di Ucina e Assomarinas qualcosa è cambiato. Ma ormai il danno era stato fatto. Monti è stato capace di azzerare anche il mercato che non è mai in depressione, quello sopra i 40 metri. L'Italia è una banchina in mezzo al Mediterraneo, ma i vari governi non hanno saputo, o voluto, sfruttare questa potenzialità. I marina sono una risorsa per il Paese. Siamo davvero bravi a farci del male».
Intanto, in questi giorni si discute parecchio di tariffe. In sostanza gli ormeggi nei porti italiani sarebbero i più cari d'Europa: «Favole d'agosto - conclude Bertacchi - e faccio un esempio: l'Iva in Francia è al 10%. Da noi è al 21%. Per non parlare delle accise sul carburante. In Liguria fanno solo 1.000 litri, gli altri 15mila in Francia. I marina italiani hanno poi costi di gestione elevatissimi rispetto a quelli stranieri. I prezzi degli ormeggi a St. Tropez? Non sono paragonabili a quelli di Capri, Portofino e Porto Cervo.
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