L'ombra della speculazione sul Made in Italy: l'allarme sui gruppi stranieri
30 Agosto 2022 - 13:33L'allarme del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini: "Se non si interviene subito un'impresa su 10 rischia di chiudere. Così si aprono le porte alla speculazione da parte dei gruppi stranieri"
Un’azienda agricola su dieci rischia di chiudere per effetto dell’aumento dei prezzi di energia e materie prime. Rincari che colpiscono tutta la filiera agroalimentare e che, secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, rischiano di produrre un vero e proprio "crack alimentare, economico e occupazionale", capace di mettere a rischio un settore, quello delle eccellenze Made in Italy, che "dai campi alla tavola" vale 575 miliardi di euro, cioè quasi un quarto del nostro Pil.
I rincari che pesano sul bilancio delle aziende agricole non riguardano soltanto la bolletta energetica. I concimi hanno fatto registrare aumenti del +170 per cento, i mangimi del 90 per cento, il gasolio del 129 per cento, e anche l’acqua per irrigare i raccolti costa fino al 300 per cento in più. Il prezzo del vetro è cresciuto di oltre il 30 per cento, quello del tetrapack del 15, le etichette sono aumentate del 35 per cento, il cartone del 45, i barattoli di banda stagnata del 60, fino ad arrivare al +70 per cento della plastica. E la tempesta perfetta si è abbattuta sull’Italia proprio nei mesi in cui si concentrano le produzioni tipiche del Made in Italy: vino, olio, conserve, passate.
"C’è preoccupazione per la tenuta delle aziende in forte difficoltà, che al momento sono il 13 per cento del totale", spiega il rappresentante dei produttori al Giornale.it. Tra i settori più colpiti c’è quello zootecnico, ma anche vitivinicolo, olivicolo e della trasformazione del pomodoro. "Oggi gli imprenditori devono fare i conti con aumenti che arrivano fino al 500 per cento in più rispetto ad un anno fa. Se questa situazione dovesse durare ancora qualche mese, - mette in guardia Prandini - l’agroalimentare italiano sarà inevitabilmente esposto a speculazioni da parte di soggetti esteri".
Finora, infatti, l’esplosione dei costi è stata assorbita direttamente dalla filiera senza ripercuotersi sul prodotto che arriva sugli scaffali dei supermercati. Ma non si può andare avanti così all’infinito, è il ragionamento dei rappresentanti di categoria. E il pericolo è che le nostre imprese in difficoltà possano essere rilevate da gruppi stranieri che, anche grazie al sostegno del proprio sistema Paese, stanno resistendo bene alle conseguenze della crisi e puntano a fare incetta di aziende italiane. "È già successo in passato e dobbiamo evitare che accada di nuovo, – avverte il presidente di Coldiretti – anche perché significa indebolire un settore strategico e privare lo Stato di risorse, visto che le tasse, questi soggetti, le pagano altrove".
L’errore di valutazione commesso finora, secondo Prandini, è stato quello di dare priorità alla tutela delle imprese energivore. "La produzione agricola e alimentare – osserva - assorbono oltre l’11 per cento dei consumi energetici industriali totali, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti, il funzionamento delle macchine e la climatizzazione degli ambienti, e rappresentano un settore altrettanto strategico". "Per questo – va avanti – serve un intervento immediato da parte del governo, a maggior ragione davanti all’assenza di una politica comune europea, vittima dei soliti egoismi da parte di alcuni Stati, come Germania ed Olanda".
La proposta del presidente di Coldiretti è quella di mettere un tetto al prezzo del gas: "In Spagna e Francia sono già riusciti a farlo a livello nazionale, e questo si tradurrà nei prossimi mesi in una maggiore competitività delle imprese di questi Paesi rispetto alle nostre". Gli interventi invocati dall’associazione riguardano anche l’Iva e i crediti d’imposta. "Sicuramente – avverte Prandini - stare fermi e continuare a rinviare il problema significa condannare migliaia di aziende, mettendo a repentaglio la nostra autonomia alimentare.
Se non ci saranno scelte condivise in Europa e un intervento deciso da parte del governo il nostro Paese è quello che rischia di più, anche considerando la situazione del debito pubblico italiano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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