Due ruote a motore meglio delle quattro in questo 2012. Anche se il calo delle vendite, dovuto principalmente alla recessione, è stato il denominatore comune dei settori chiave della mobilità, il primo ha senza dubbio prevalso in fatto di «peso» e di risultati ottenuti come lobby.
Un successo senza discussione, consacrato dal risultato conseguito da Confindustria Ancma, l'associazione che raggruppa i costruttori di moto e accessori, nella battaglia sull'obbligo dell'Abs, il sistema elettronico che rende più sicure le frenate sul bagnato.
Ebbene, la norma dell'Abs come «optional obbligatorio», se fosse passata, avrebbe comportato - secondo la lobby delle due ruote - una forte turbativa sul mercato delle moto e degli scooter, con un potenziale dimezzamento delle vendite e una conseguente possibile perdita di circa il 30% dei posti di lavoro. La normativa Ue, in proposito, già prevede l'obbligo dell'Abs sui mezzi a due ruote dal 2016, concedendo così ai costruttori il tempo di adeguare investimenti e piani di sviluppo.
Abs a parte, le due ruote nel corso del 2012 hanno visto riconoscere, nel Codice della strada, i motociclisti come utenti deboli della strada, oltre ad aver ottenuto semplificazioni sui processi di vendita.
Nel 2012, dunque, gli sconfitti sono i lobbisti dell'auto in senso lato, settore delle flotte incluso. Anfia (filiera nazionale, eccetto Fiat), Unrae (costruttori esteri) e Aniasa (flotte e noleggio) hanno sbattuto in continuazione contro una sorta di muro di gomma: lamentele tante, risultati zero. Anzi, più la protesta cresceva, più il governo sembrava darci dentro con tasse, accise, superbollo, penalizzazioni (per quanto riguarda la deduzione delle spese per l'auto, la riduzione al 20% è stata confermata dalla Legge di stabilità) e quant'altro. Urge, pertanto, che la lobby delle quattro ruote faccia un attento esame di coscienza e predisponga al più presto un nuovo e più incisivo piano di azione.
Il tema sarebbe stato affrontato, prima delle feste, nella riunione del direttivo Unrae, svoltasi per l'occasione a Milano. Decisiva, in questo senso, dovrebbe essere la prima riunione del nuovo anno il cui argomento centrale sarà proprio «Che cosa fare?», visto che nel 2012 il settore non è riuscito a porsi, rispetto al governo Monti, come interlocutore privilegiato.
Che cosa fare? dunque. C'è, all'interno del mondo delle quattro ruote, chi spinge affinché tutte le associazioni di categoria facciano fronte comune, si presentino, cioè, unite davanti alla controparte istituzionale con un piano d'azione unitario per il rilancio del comparto.
Al danno, poi, si aggiunge la beffa, visto che a gennaio dovrebbero (il condizionale è d'obbligo perché qualcuno sostiene che potrebbero saltare) gli ecoincentivi per l'acquisto di veicoli a gas, ibridi o elettrici. A disposizione, per il 2013, ci sono 50 milioni. E l'esiguità del fondo a disposizione ha fatto sì che le associazioni di categoria abbiano bocciato il «contentino» del governo Monti.
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