Delfin schiera le sue azioni per Mps. Le adesioni all'Ops sono già al 13,4%

Soglia del 35% di Mediobanca a portata di mano. Nagel incassa l'ok di Norges su Banca Generali

Delfin schiera le sue azioni per Mps. Le adesioni all'Ops sono già al 13,4%
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La cassaforte della famiglia Del Vecchio tira la volata all'Offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca e dà un messaggio forte e chiaro in vista dell'assemblea dei soci di Piazzetta Cuccia in programma giovedì. Secondo quanto risulta a Il Giornale, infatti, Delfin (azionista con il 19,8% della merchant bank milanese) è per la gran parte responsabile del 13,47% di azioni fin qui apportate all'offerta dell'istituto guidato da Luigi Lovaglio e presieduto da Nicola Maione. Fino a mercoledì, del resto, la percentuale di adesioni era molto bassa, ma con la chiusura dei mercati di giovedì la percentuale di adesione è aumentata di colpo scatenando la rincorsa nelle sale operative per cercare di capire chi avesse apportato le sue azioni. Infatti, esclusa l'adesione dell'imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone (accreditato del 9,9% di Mediobanca), e dei Benetton (con il 2,2%), quel dato del 13,47% era sembrato dapprima incongruente con la quota (il 19,8%) detenuta dalla holding guidata da Francesco Milleri. Secondo quanto ricostruito, però, il motivo della discrepanza sta nel fatto che la quota di Delfin sarebbe stata attribuita attraverso due banche differenti, con una delle due a completare l'operazione prima dell'altra. Nei primi giorni della settimana, dovrebbe essere registrata l'adesione del pacchetto restante. Questa mossa, che avviene con cospicuo anticipo rispetto alla scadenza naturale dell'offerta prevista per l'8 settembre, è evidentemente un segnale anche per l'appuntamento di giovedì 21, quando Mediobanca chiederà ai propri azionisti di avere il via libera per l'Offerta pubblica di scambio su Banca Generali. Delfin, nonostante l'adesione all'Ops di Siena, voterà all'assemblea o astenendosi o esprimendosi contrariamente. La scommessa dell'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, è sempre più rischiosa, nonostante investitori istituzionali come Norges Bank e 5 fondi pensione nordamericani, che insieme formano una piccola fetta di capitale del 2%, abbiano annunciato il loro voto favorevole. Difficile che un banchiere navigato come Nagel non abbia predisposto qualche fuoco d'artificio, ma è anche vero che il fronte del "no" alla sua operazione è stimato intorno al 40% e comprende, oltre a Delfin e Caltagirone, anche le casse previdenziali, Anima, Amundi e probabilmente anche i Benetton. C'è grande interesse anche per capire come si comporterà Unicredit, che a inizio luglio aveva un pacchetto - tra azioni proprie e per conto di clienti - intorno al 2 per cento. Va da sé che - salvo improvvisi cambi di schieramento al momento del voto - se l'affluenza dovesse essere al 70-75% l'attuale dominus di Piazzetta Cuccia non riuscirebbe a superare l'ostacolo dell'assemblea. Una speranza, semmai, l'avrebbe nel caso di un'affluenza più massiccia (all'80%). Potrebbe incidere la quota detenuta da Blackrock (salita ora al 5%), che tuttavia non si è ancora espressa.

Dal canto suo, invece, Lovaglio vede a portata di mano l'obiettivo minimo del 35 per cento, benché si sia detto fiducioso di raggiungere l'obiettivo del 66,6%,

tale da garantirgli un controllo totale sull'assemblea. Tuttavia, anche se dovesse fermarsi fra il 35 e il 40%, potrebbe incidere in modo decisivo sulla nomina del management andando a determinare l'uscita di scena di Nagel.

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