Proprio qualche giorno fa l'Ocse ha lanciato l'allarme: il tasso di disoccupazione in Italia ha raggiunto il 12,9%. Eppure ci sono circa 8500 posti di lavoro che rischiano di non essere coperti perché non reperibili sul mercato italiano.
Si tratta di ingegneri energetici e meccanici, esperti in applicazioni informatiche, tecnici della sicurezza, alinisti e progettisti di software e tecnici programmatori. La Cgia di Mestre, l'Associazione artigiani piccole imprese, ha infatti analizzato i dati emersi da un'indagine effettuata dal Ministero del Lavoro. Per l'anno in corso, infatti, le dieci figure professionali più difficili da reperire, cioè quelle sopra elencate, daranno luogo a circa 29mila nuovi posti di lavoro. Di questi ben 8500 rischiano di restare scoperti. Il dato, comunque, resta inferiore a quello del 2009, quando i posti scoperti erano oltre 17mila. I "lavoratori introvabili", dunque, sembrano essersi dimezzati. L'indagine ha esaminato tutte le assunzioni non stagionali e ha considerato le professioni per cui le aziende prevedono almeno mille assunzioni. La crisi, dunque, sembra aver trasformato, almeno in parte, il mercato del lavoro sia per quanto riguarda la domanda che l'offerta. All'inizio della recessione i lavoratori introvabili erano gli infermieri, le ostetriche, i falegnami e gli acconciatori. Oltre la metà di queste professioni, infatti, restava vacante.
Adesso, dopo sei anni dall'inizio della crisi, le professioni più difficili da trovare sono gli analisti e progettisti di software (37%) e i programmatori (31%), seguiti dagl ingegneri energetici e meccanici (28%) e dai tecnici della sicurezza sul lavoro (27%). A differenza di qualche anno fa dove le figure richieste, tranne gli infermieri, erano pressoché "manuali", adesso si cercano maggiormente delle professioni con un'elevata competenza e specializzazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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