Draghi: «In Italia ancora troppe tasse»

«Politica non favorevole alla crescita, servono riforme». Via libera alla bad bank. Con il Qe un punto in più di Pil

Draghi: «In Italia ancora troppe tasse»

RomaCi sarà un po' di crescita, c'è fiducia che «la ripresa fino a ora debole acquisti forza e stabilità». Per l'Italia confermato il punto percentuale in più di Pil nel 2016, ma praticamente solo grazie alla politica monetaria espansiva della Bce e e solo per poco tempo. Per il resto, l'Italia non è nel binario giusto. Troppe tasse, pochi investimenti pubblici. Il Paese rischia di non agganciare la ripresa se non farà le riforme importanti. Tempi della giustizia più brevi e anche misure per le sofferenze bancarie.

Mario Draghi è arrivato alla Camera dei deputati per un'audizione. La prima nella veste di presidente della Bce. Rispndendo alle domande dei componenti della commissione Finanze, a partire dal presidente Daniele Capezzone, ha confermato che il quantitative easing avrà un effetto positivo. Grazie alla politica monetaria espansiva di Francoforte caleranno i tassi di interesse a lungo termine e poi ci sarà un deprezzamento dell'euro e così il Pil potrà crescere «di un punto percentuale entro il 2016». Effetto una tantum della politica monetaria di Francoforte. Ma da sola la politica monetaria «non può accrescere il potenziale produttivo, perché questo dipende dal potenziale economico, ovvero dalle riforme strutturali». In Europa si stanno facendo sentire.

Ma c'è una implicita bocciatura delle politiche di bilancio made in Italy. Draghi fa la distinzione tra le politiche di consolidamento dei conti favorevoli alla crescita e quelle sfavorevoli. Queste ultime, sbagliate, consistono nell'aumentare le tasse, tagliando gli investimenti pubblici, «mentre la spesa corrente continua ad aumentare», ha aggiunto, ma riferendosi ai dati del 2014. Comunque un chiaro riferimento all'Italia dove la spesa per investimenti è in calo costante, anche con il governo Renzi, e le tasse non accennano a diminuire.

Pollice verso anche sulla giustizia. Quella civile italiana «è la più lenta in Europa. Dimezzando la lunghezza dei procedimenti gli studi indicano un possibile aumento della dimensione delle imprese dall'8 al 12%». In generale, la produttivita del lavoro in Italia è quella che cresce meno. Servono misure di equità, formazione e riqualificazione dei lavoratori.

Non è sfuggito un riferimento indiretto e importante alla creazione di una bad bank, avversata dalla Commissione europea. Draghi ha usato termini simili a quelli espressi più volte da Bankitalia, spiegando che «la Bce guarda con molto favore a iniziative tese a diminuire il peso delle partite deteriorate nei bilanci delle banche». Giudizio positivo sulla riforma delle banche popolari. Per Draghi «un consolidamento» del sistema bancario italiano ha «argomenti forti.

Parlando in audizione rileva come fino a poco fa l'Italia aveva «750 banche che sono 750 consigli di amministrazione e ogni cda ha minimo 5 membri: una banca ne aveva 19 qualche anno fa, tutto questo sistema lo pagano i clienti».

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