Cifre non ne fa, ma le previsioni di Mario Draghi sull'evoluzione del quadro economico non si discostano da quelle - raggelanti - di mercoledì della Commissione Ue. La crescita «resterà debole anche nel 2013», mette le mani avanti il presidente della Bce. Inevitabile, considerato che la seconda metà del 2012 lascia in dote un'attività «senza segnali di miglioramento». L'Eurotower diffonderà le proprie stime in dicembre, ed è logico attendersi una decisa revisione al ribasso dell'outlook precedente. «C'è uno scenario di economia debole e tutto questo influirà anche sulle nostre stime», conferma Draghi, evitando però di sbilanciarsi sui tassi, rimasti ieri inchiodati allo 0,75%. «Non abbiamo discusso su cosa faremo l'anno prossimo in termini di politica monetaria».
Giocano a sfavore di una crescita sostenuta «il necessario processo di aggiustamento dei bilanci», assieme a una ripresa globale non uniforme. Ma Draghi, ancora una volta, insiste nell'invitare i governi dell'euro zona a proseguire sul cammino del risanamento dei conti e delle riforme strutturali. Ciò è necessario per mandare «un segnale forte ai mercati» e per rafforzare «la fiducia nella solidità delle finanze pubbliche». E non solo: dalle riforme «verranno benessere, crescita e occupazione». È inoltre importante il timing con cui verranno attuate. Più veloci saranno, e prima si tornerà a condizioni finanziarie normali. Nessuno deve illudersi che quanto fatto finora sia abbastanza: per cancellare gli errori commessi in passato da «politiche insoddisfacenti» occorre ben altro. Ciò vale anche per Spagna e Italia dove, nonostante «il lavoro incredibile» svolto, la situazione non «è assolutamente risolta». Rimarcare per l'ennesima volta la centralità del cammino delle riforme non è casuale. Anche perché, secondo il Fmi, i piani di austerità potrebbero avere limiti di carattere politico, alla luce delle proteste popolari alle quali si è assistito in Grecia e Portogallo.
L'ex governatore di Bankitalia è convinto che la Bce abbia finora offerto un grosso contributo nell'azione di contrasto alla crisi. «I mercati hanno reagito bene alle nostre operazioni, la fiducia ha dato spinta ai mercati». Ora lo scudo anti-spread è pronto a entrare in azione, ma «solo su richiesta dei governi». Ecco dunque la palla rilanciata nell'altra metà campo, quella della politica. Non sarà quindi Francoforte ad attivare spontaneamente il meccanismo dell'Omt, ossia gli acquisti illimitati di bond. «Illimitati, ma non incontrollati», precisa Draghi. Che ribadisce come gli aiuti saranno soggetti a precise condizionalità. Niente pasti gratis, o quasi. Il messaggio rivolto al governo di Mariano Rajoy è infatti chiaro: la Bce «non può garantire alla Spagna ex ante che manterrà i tassi di interesse sui suoi titoli di Stato al di sotto di un dato livello, in caso di attivazione del piano di acquisti».
Quanto alla Grecia, il numero uno dell'Eurotower riconosce che l'approvazione delle misure di austerità da parte del parlamento ellenico «è un passo molto importante».
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