Eni, Enel, Snam e le utility: tutti pazzi per l'affare «waste»

Dal riciclo al biometano, il business dei rifiuti può valere fino a 90 miliardi. E tra i big è partita la corsa

Eni, Enel, Snam e le utility: tutti pazzi per l'affare «waste»

Non solo raccolta differenziata e riciclo, ma anche idrogeno dagli imballaggi, biocarburante dagli oli alimentari e biometano dai rifiuti. Il business «waste» si allarga a macchia d'olio e grazie alla transizione energetica, con l'addio al carbone, è diventato il settore del futuro su cui tutte le grandi società energetiche stanno puntando: da Eni, Enel e Snam passando per le utility A2A, Iren, Hera, Acea e Edison. D'altra parte la torta da spartire vale quasi 90 miliardi (88 secondo lo studio del Gruppo Riciclo e Recupero del Kyoto Club). Potenziali ricavi che coinvolgono l'intero settore: dalla raccolta dei rifiuti, alla nuova economia circolare che ruota attorno alla trasformazione della materia. E che, per lo più, sta portando alla nascita di carburanti alternativi.

Per le società dell'energia si tratta di un'occasione da non perdere che, come sottolinea anche Banca Akros, «garantirà crescita organica grazie a nuove opportunità di M&A». Si parte dalla fotografia di un mercato, quello italiano, ancora molto frammentato: secondo un report di Arthur D. Little ci sono 14mila siti di raccolta e gestione dei rifiuti, nelle mano di 10mila società molto diverse tra loro. Via, dunque, a una pioggia di shopping. Le società più grandi sono pronte a «mangiarsi» i pesci più piccoli e fare massa critica in un settore in cui, solo per lo smaltimento, «i prezzi hanno registrato una crescita a doppia cifra nel 2018. Un trend che aggiunge Akros - dovrebbe durare per alcuni anni». In questo nuovo Eldorado cosa stanno facendo in concreto le società energetiche?

Gli accordi e i nuovi progetti si moltiplicano di ora in ora. Il Cane a sei zampe ha già speso 5 miliardi sviluppando, tra le altre iniziative, una tecnologia per trattare il Forsu (Frazione organica da rifiuto solido urbano), trasformandolo in olio combustibile bio, che può diventare materia prima per le raffinerie verdi o essere utilizzato come combustibile per le navi. Inoltre, l'ad Claudio Descalzi, consapevole della delicata fase di transizione in cui si trova il mondo dell'energia, ha sposato la filosofia dell'economia circolare con la trasformazione della chimica e di buona parte della raffinazione del gruppo. Enel ha puntato gran parte del business sulle fonti rinnovabili, un esempio di energia circolare. Per non parlare di Futur-e: un piano per riqualificare 23 siti relativi a centrali termoelettriche con un approccio partecipativo e condiviso con le comunità locali. La Snam ha scommesso 100 milioni sul biometano, una fonte rinnovabile che si ottiene dalla purificazione del biogas ricavato dai rifiuti organici urbani. La società guidata da Marco Alverà mira a realizzare impianti di produzione di biometano da sola o in partnership con altri soggetti.

Tra le utility, in casa A2a il business dei rifiuti darà il maggiore contributo alla realizzazione degli obiettivi di piano dove alla voce ambiente sono dedicati 700 milioni. Tra i progetti dell'ultima ora, in settimana, il team guidato da Valerio Camerano ha chiesto l'autorizzazione alla Regione Sicilia per realizzare un impianto in grado di trasformare i rifiuti organici della raccolta differenziata in biometano.

Dal canto suo Hera ha ottenuto l'autorizzazione per tre nuovi siti di smaltimento, che potrebbero dare un contributo di 10 milioni di ebitda dal 2020. Anche Iren si prepara allo shopping e tutti i possibili target sotto esame potrebbero dare «un ebitda addizionale di 20-25 milioni nel 2019» dice Banca Akros.

La romana Acea spenderà 200 milioni al 2022 sui rifiuti e, nei prossimi cinque anni, tratterà fino a 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti. Infine Edison, che in settimana ha rilevato due piccoli impianti a biomasse nel cuneese, opera da tempo nel waste management e nel trattamento e nella termovalorizzazione dei rifiuti.

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